Le persone detenute in carcere al primo giugno sono 57.230. Si tratta di circa 2.500 in più rispetto a sette anni fa. A rivelarlo il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale Mauro Palma nella sua Relazione annuale al Parlamento. La popolazione carceraria include 2.504 donne, erano 2.285 sette anni fa quando ha preso il via il mandato del Garante dei detenuti. All’epoca la capienza delle carceri “già allora carente, è aumentata nell’arco dei sette anni soltanto di mille posti regolamentari”.
“Due dati – spiega poi Palma – indicano mutamenti: la percentuale delle persone straniere in carcere è diminuita dal 34 al 31,2%; particolarmente diminuita – e questo è un dato positivo – è la percentuale di coloro che sono in carcere senza alcuna condanna definitiva, passando dal 35,2 al 26,1 percento nel corso di questi anni”.
“Resta alto – ed è andato aumentando – il numero di persone ristrette in carcere per scontare condanne molto brevi: 1.551 persone sono oggi in carcere per scontare una pena – non un residuo di pena – inferiore a un anno, altre 2.785 una pena tra uno e due anni. È evidente che una struttura complessa quale è quella carceraria non è in grado di predisporre per loro alcun progetto di rieducazione perché il tempo stesso di conoscenza e valutazione iniziale supera a volte la durata della detenzione prevista. Non solo, ma questi brevi segmenti di tempo recluso sono destinati a ripetersi in una sorta di serialità che vede alternarsi periodi di libertà e periodi di detenzione con un complessivo inasprimento della propria marginalità”.