“Servono subito risorse efficaci” per arginare la carenza di infermieri: oggi in Italia “sono pochi e sottopagati”, e svolgono “una professione con scarsa attrattività”. Lo dichiara Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi (Federazione nazionale Ordini delle professioni infermieristiche), commentando i dati del Rapporto Sanità Crea, secondo cui “per sviluppare il territorio secondo il Piano nazionale di ripresa e resilienza servono tra i 40mila e gli 80mila infermieri, ma trovarli al momento attuale appare difficile” proprio perché “l’attrattività della professione è bassa e solo l’1% degli studenti sceglie questo corso di laurea, contro una media del 3% negli altri Paesi Ue”.
“Le principali cause” di questo disamore dei giovani per la professione di infermiere, ricorda una nota, sono “la retribuzione, il 40% in meno della media di quelle dei Paesi europei, nonostante l’enorme mole di lavoro a cui sono sottoposti gli infermieri e che con la pandemia è chiaramente sotto gli occhi di tutti; pochi posti messi a bando nelle università per la laurea in infermieristica, rispetto alla quale l’Italia è nella basse posizioni nella classifica dei Paesi Ocse, e uno sviluppo di carriera limitato. La carenza non si riesce a colmare nemmeno con infermieri che provengono per le vie regolari dall’estero, visto che in Italia questa forza lavoro si ferma al 4,8% contro il 25,9% della Svizzera o il 15,4% del Regno Unito e l’8,9% della Germania”.