“In queste ore, a seguito della vicenda che mi ha coinvolto, ho deciso di autosospendermi dal partito di Fratelli d’Italia per tutelare il buon nome della mia comunità e della politica che rappresento. Voglio che sia fatta piena chiarezza su ogni aspetto delle accuse che mi sono state rivolte, e lo farò carte alla mano, con la massima trasparenza e serenità”. A dichiararlo è Carlo Auteri, parlamentare regionale al centro delle cronache nazionali in queste ultime ore.
“Mi sento vittima di una situazione strumentalizzata – prosegue Auteri, riprendendo le accuse che gli sono state rivolte -, dove dettagli e tempistiche sono stati riportati in modo parziale – ribadisce – I fondi di cui si parla risalgono al periodo Covid e sono stati erogati prima che io entrassi all’Ars, il 18 gennaio 2023. Questo fatto, che ritengo cruciale, è stato ignorato. Sono quindi determinato a dimostrare la mia integrità e il rispetto della legge che ha sempre guidato il mio operato. Nel frattempo, sospendo ogni mia attività nel partito, in attesa che la verità venga chiarita in tutte le sedi opportune.”
Il deputato regionale Ismaele La Vardera aveva denunciato qualche giorno fa in Sala d’Ercole di fondi pubblici assegnati ad una associazione con sede a casa della madre del collega parlamentare. L’episodio aveva avuto un proseguo che, nel corso della puntata di giovedì 7 novembre di “Piazza Pulita” – il programma condotto da Corrado Formigli su La7 -, ospite il deputato regionale La Vardera ha raccontato anche con un audio in cui si sente una chiara serie di minacce. Viene così fuori, in diretta televisiva, il nome del deputato di Fratelli d’Italia cui La Vardera faceva riferimento all’Ars prima di vedersi spegnere il proprio microfono dal presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno.
Ismaele La Vardera, dopo il caos che la puntata di “Piazza Pulita” ha scatenato giovedì sera, si è chiuso in un temporaneo silenzio stampa. Ha però affidato all’Ansa poche ma chiare parole: “Ho incaricato i miei legali di presentare una denuncia-querela per ‘minaccia a corpo politico’ (articolo 338 del codice penale). Norma che punisce chiunque attenti con minacce ai corpi politici e si applica anche alle minacce rivolte al singolo componente di tali organi”.