Gli aumenti del prezzo energetico, della benzina, dei beni di prima necessità, dei generi alimentari e non solo stanno diventando insostenibili per le famiglie che sono costrette a ridurre drasticamente la qualità della vita e a tagliare gli acquisti. Il 12 ottobre è stata organizzata una giornata nazionale di mobilitazione.
“Dopo la prima giornata di lotta e di mobilitazione del 3 ottobre – dice l’Unione Sindacale di Base (USB) -, quando migliaia di bollette sono state bruciate in tutta Italia davanti alle aziende del gas e dell’energia e davanti alla Cassa Depositi e Prestiti che, per conto dello Stato, è azionista delle maggiori aziende nazionali come Eni, Italgas, Snam, la USB chiama lavoratori e famiglie ad una nuova giornata di mobilitazione, lotta, scioperi da realizzarsi nei quartieri, nelle fabbriche e negli uffici contro l’aumento delle bollette e del carovita, per difendere i salari e gli stipendi dall’inflazione, perché la loro crisi e le loro guerre noi non le paghiamo”.
Ammonta a circa il 25% delle buste paga quanto destinato a pagare le bollette di luce e gas. Il costo medio dell’elettricità per famiglia potrebbe arrivare a 1322 euro annui. Gli stipendi, invece, stanno vertiginosamente calando. Una drammatica realtà che si può facilmente riscontrare osservando il mutamento drastico dell’inflazione che nel giro di pochi mesi è passata dal 1% al 9%. La situazione, esasperata dalla Guerra in Ucraina, tuttavia secondo il sindacato è frutto di decisioni economiche errate.
“Il 12 ottobre respingiamo gli aumenti e la speculazione sul gas e sull’energia elettrica Requisire gli extra profitti, tariffe sociali per lavoratori e famiglie, aumenti salariali – si legge in una nota -. Il carovita ha raggiunto livelli insostenibili per lavoratori e famiglie. Gli aumenti sono dovuti principalmente alla speculazione e al libero mercato che approfittando della guerra fanno crescere a dismisura i propri utili aumentando il valore delle materie energetiche molto al di sopra del loro costo effettivo. Le aziende che erogano il gas e l’elettricità realizzano profitti iperbolici dopo aver pagato il gas al suo prezzo reale e rivendendolo ai cittadini al prezzo stabilito dalla speculazione. Più di 40 miliardi di questi extra profitti oggi sono nelle casse delle aziende, quasi tutte a maggioranza azionaria di istituzioni pubbliche, statali e locali. La trasformazione in aziende a regime privato, anche se a maggioranza azionaria pubblica, ha consentito la scomparsa di qualsiasi agevolazione per le famiglie a basso reddito e enormi guadagni per le aziende che non hanno alcun obbligo formale di tutela dei cittadini. Tutto questo non è colpa del destino – dice in conclusione -, ma di precise scelte economiche che negli anni hanno prodotto questa situazione: privatizzazioni; eliminazione della scala mobile, il meccanismo che mensilmente adeguava salari e stipendi al costo della vita sostituito da un nuovo indice definito dall’Unione Europea, (IPCA), dal cui conteggio sono però escluse proprio le variazioni delle materie energetiche, gas e elettricità; contenimento degli aumenti in busta paga grazie alle politiche di austerità fatte proprie anche da Cgil, Cisl Uil”.