Il mondo del turismo dopo due anni di Covid teme per le sorti della prossima stagione che avrebbe dovuto essere quella della ripresa ma che potrebbe subire pesanti danni per effetto della guerra in Ucraina.
Ancora non è possibile quantificare disdette, cancellazioni e perdite economiche, ma l’effetto ci sarà. A cominciare innanzitutto dal blocco dei turisti che provengono dalla Russia (1,7 milioni l’anno con 5,8 milioni di presenze nel 2019) e dall’Ucraina, dalle zone confinanti (alle prese con la difficile gestione dei profughi) ma anche da tutto il resto del mondo stanco e spaventato.
E per chi decide di partire c’è il rischio concreto che i costi dei biglietti aerei aumentino considerevolmente a causa del caro carburante.
“Tra Covid, paura per la sicurezza e costi effettivi rischiamo un turismo sempre più “autocentrico” e cioè ognuno resta nel proprio Paese… E per l’Italia che attira da sempre tantissimo stranieri questo sarà sempre più un problema” dice Alberto Corti di Confturismo Confcommercio.
“Il Jet Fuel oggi – precisa – costa 1.120 dollari per tonnellata metrica, un costo che è il 30% in più di una settimana fa e il 90% di un anno fa. Per ritrovare un costo così alto bisogna risalire alla crisi del 2012.
Questo vuol dire che volare con un costo del carburante così alto fa lievitare i costi dei pacchetti di viaggio e scoraggia i turisti, specialmente quelli che devono fare molte ore di volo per raggiungerci.
Non lo vediamo ancora adesso perché le compagnie hanno dei contratti copertura, ma quando tra 1-2 mesi questa copertura scadrà lo vedremo bene e subiremo l’effetto di questo costo eccessivo dei voli. Ricordiamo che il volo incide fino al 35% sul costo del pacchetto viaggio dall’estero”.