PALERMO – Mantenere una casa e pagare le bollette in Sicilia sta diventando sempre più difficile. Secondo i dati messi a disposizione dall’Istat, negli ultimi mesi i costi relativi ad abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili sono risaliti, dopo diversi mesi in cui era stato registrato un calo. Nel mese di giugno scorso, è stata registrata una variazione in rialzo dei costi dello 0,3% rispetto al mese precedente; a luglio, si continua con un +2,9%, ad agosto con +0,3%.
Tale andamento sta erodendo sempre di più quello che era stato il recupero registrato dopo il periodo covid, durante il quale l’inflazione ha raggiunto le due cifre. Se a fine 2023 i prezzi erano scesi di ben il 19,9%, ad agosto dell’anno in corso la riduzione si è assottigliata ad appena l’1,4%. L’andamento congiunturale regionale, cioè la variazione registrata di mese in mese, pone la Sicilia in una posizione mediana rispetto al resto delle regioni italiane.
La forbice lungo cui si posizionano le regioni vede da una parte l’Umbria, unica a segnalare un decremento dei costi dell’1,3%, fino allo 0,8% dell’Emilia Romagna. Le spese per la casa sono aumentate in linea con l’andamento generale dei prezzi al consumo, che segnala una variazione ad agosto dello 0,2% su base mensile, ma una riduzione all’1,1% su base annua.
Nel mese di luglio scorso tale riduzione era stata dell’1,3% rispetto a 12 mesi prima. La variazione percentuale annuale è più alta di quella nazionale nel Nord-Est, passando da +1,5% di luglio a +1,3% di agosto; è rimasta invece sempre sugli stessi numeri al Centro e al Sud, entrambe a +1,3%, e nelle Isole, a +1,2%, mentre risulta inferiore nel Nord-Ovest, passato nello stesso periodo da +1,1 a +0,8%. Se si guarda all’andamento mensile, in Sicilia si segna una riduzione dall’1,1 di luglio all’1% di agosto.
A livello provinciale, Siracusa è il territorio che registra i dati peggiori, arrivando al +1,7% su base annua (agosto 2023-agosto 2024), mentre a Trapani si va al +0,6% tra le province rilevate da Istat. A livello nazionale, tra i capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei Comuni non capoluoghi di regione con più di 150 mila abitanti, l’inflazione più elevata si osserva a Bolzano, dove si arriva al +2,5%, e a Trento, al +1,8%, mentre le più contenute si hanno ad Ancona, al +0,5%, e a Potenza, a +0,3%; infine, a Campobasso si registra una variazione tendenziale nulla.
Insomma, i cali avvenuti nel 2023 stanno piano piano diventando sempre più risibili, rispetto ai rincari a cascata a danno delle tasche degli italiani, prima per l’imperversare della pandemia da covid 19 tra 2020 e 2021, seguita dallo scoppiare della guerra in Ucraina, e ad oggi non si riesce ancora a trovare una strada per un vero recupero. Tra il 2021 e il 2023, sempre basandosi sui dati Istat, è stato rilevato come le bollette dell’energia elettrica sono aumentate del 93,1% e quelle del gas sono schizzate a +62,5%.
Se si guarda alla spesa alimentare, lo zucchero è aumentato, sempre in quest’arco temporale di riferimento di 2 anni, del 61,7%, il riso del 48,2%, l’olio di oliva del 45,5%. Per contro, i prodotti che hanno subito una riduzione di prezzo sono di categorie merceologiche non di prima necessità, per cui non rappresentano una spesa inevitabile per le famiglie o con un peso rilevante sul bilancio familiare, e comunque le riduzioni sono in percentuali molto minori rispetto ai rincari.
Per esempio, tra i prodotti che hanno subito una riduzione di prezzo troviamo gli apparecchi per la ricezione di immagini e suoni, al -28,6%, gli apparecchi per la telefonia mobile, al -12%, gli apparecchi per il suono, dagli stereo agli amplificatori alle radio, a -11,4%. Ancora, ci sono i test di gravidanza e i contraccettivi, a -10,3%, e i libri di narrativa, a -6,3%.