Il Liceo statale Turrisi Colonna di Catania è fra i primi istituti scolastici in Sicilia ad attivare la carriera “alias” per studenti trans, a consentire cioè, all’interno della scuola, un riconoscimento della persona e della sua identità percepita, quando essa non coincide con il sesso biologico assegnato alla nascita.
L’accordo riservato coinvolge tramite richiesta scuola, studenti e, se questi minorenni, genitori.
“Per tutti coloro che trascorrono molte ore del proprio tempo, da studenti, all’interno della realtà scolastica, devono essere garantiti, benessere e sicurezza, ma soprattutto comprensione e rispetto”.
Comincia così la docente che si è fatta portavoce della richiesta al Consiglio d’Istituto, la professoressa Livia Giunta: “La difficoltà di ricordare i nomi di tutti gli studenti viene superata dal registro di supporto, che però riporta il nome dato alla nascita al ragazzo/a. Mi sono trovata nella situazione di provare profonda empatia nei confronti di tutti gli studenti, che chiedono di essere chiamati con un nome diverso dal proprio anagrafico, e che non si sentono accettati, nel momento in cui un docente non lo ricorda. La prima occasione di confronto con il Consiglio d’Istituto, ha finalmente portato all’attenzione di tutti, l’urgenza che oggi, per molti studenti è questione di estrema importanza”.
“La scuola deve essere inclusione e integrazione, a tutti i livelli e in forma trasversale”, aggiunge la Dirigente scolastica Emanuela Gutowski, da quest’anno alla guida del liceo, parlando del programma carriera “alias”.
Sorride, perfettamente a proprio agio, aggiungendo, “La percezione di una propria identità di genere non coincidente con quella assegnata può avvenire anche negli anni dell’infanzia, oltre che nella prima adolescenza. Questa scoperta spesso genera sconforto, confusione e disorientamento, talvolta anche disistima e diverse forme di sofferenza legate anche alla mancanza di riferimenti sociali e culturali in famiglia e a scuola”.
“Abbiamo perciò deciso di redigere un nostro protocollo, nonostante l’assenza di norme nazionali che regolamentino questi percorsi. La percezione di alcuni studenti, di non essere conformi rispetto a precisi ruoli sociali o aspettative di genere stereotipati esige una risposta di fermo supporto. In questo modo la pressione che lo studente può in alcuni momenti percepire, viene del tutto annullata, e il rischio di uno scarso rendimento scolastico, quando non addirittura dell’abbandono degli studi, è del tutto scongiurato”.
La delicatezza che questo argomento esige è stata perfettamente interpretata da tutti gli organi del Collegio d’istituto. Si respira un’aria di profonda serenità nel Liceo in cui hanno insegnato giganti della cultura italiana, come Vitaliano Brancati e Federico De Roberto.
Era impossibile dunque che nelle aule così ancora impregnate di passato e degli insegnamenti di chi si schierò presto contro i vecchi stereotipi della tradizione, e dalla parte dei nuovi modelli letterari del Novecento, non “germogliasse questo nuovo seme di apertura verso i cambiamenti che percorrono la società odierna e che devono essere accompagnati con profonda attenzione, soprattutto nei confronti dei più fragili”. Inoltre, continua la preside, “nell’istituto cominceranno a breve lavori di ristrutturazione che prevedono anche la costruzione di box, all’interno degli spogliatoi, per evitare al massimo disagi e incomprensioni”
Un giovane rappresentante d’istituto, Gabriele Privitera, interviene dopo l’approvazione del programma carriera “alias”: “La scuola è una comunità in cui tutti vogliono sentirsi accettati, la percezione di genere diversa dal sesso biologico è, secondo la mia generazione, un fattore pari a un carattere somatico, come il colore degli occhi, o a una diversa nazionalità; il continuo coming out cui è sottoposta una studentessa o uno studente e nel dover ripetere spesso di voler essere conosciuta/o con altro nome è la vera discriminazione. Per noi ragazzi è importantissimo che eventuali atti di bullismo vadano prevenuti, l’accettazione a livello scolastico, è un primo passo per una risoluzione piena e sana, per chiunque decida di richiedere la carriera alias. Formazione, informazione e comprensione costituiscono la strada per tutti coloro che vivono realtà personali diverse”.
E aggiunge: “La scuola può e ha il dovere di offrire la possibilità di comprendere che le diverse declinazioni che definiscono l’umanità tutta, si manifestano in molteplici varianti d’identità; dunque, secondo la complessità e fluidità della società circostante, essa deve creare programmi e carriere transdisciplinari, il cui fine ultimo sia agire scolastico e sapere critico che impediscano la formazione di una società sessista, ma consapevole e depositaria nella creazione della convivenza di genere”.
È vero. Si percepisce una grande passione da parte della docente, della dirigente e del rappresentante d’istituto, in una sede già aperta all’inclusività e all’attenzione (molti studenti disabili prendono parte alle lezioni accomodati su proprie sedie a rotelle e si muovono agilmente in tutto l’istituto). Un’importante idea, in un istituto del Sud, la cui formazione didattica e struttura scolastica è spesso vilipesa e svilita.
“La carriera alias è un grande passo avanti, non temiamo di diventare settoriali, perché offriamo questo tipo di percorso, siamo fieri di farlo, e felici se giovani studenti vorranno iscriversi da noi per non rinunciare all’opportunità di una formazione scolastica nel nome dell’accettazione di sé e degli altri”, concludono la preside Gutowski e la professoressa Giunta.