“Stiamo tornando a parlare di riforme della giustizia condivise. È il dato più significativo” e ora sui tempi dei processi in Italia si può sperare di “vedere un cambio di passo nel nostro Paese”. Ospite della festa del Foglio a Firenze, la ministra della Giustizia Marta Cartabia,rivendica il lavoro fatto in questi mesi.
Innanzitutto garantendo le riforme necessarie per l’erogazione dei fondi Pnrr: “L’obiettivo molto chiaro che ci siamo presi con l’Europa è ridurre i tempi del processo. La situazione che abbiamo trovato era molto, molto grave. Nel Pnrr ci siamo impegnati in 5 anni a ridurre del 40% i tempi per il processo civile, e del 25% i tempi per il processo penale in 5 anni. Lo stiamo facendo con investimenti e anche con tre riforme già messe in atto. Questo tipo di interventi devono nutrire l’ottimismo e la fiducia degli operatori economici che presto possano vedere un cambio di passo nel nostro Paese”.
Cartabia ha ricordato che “abbiamo approvato una riforma della giustizia penale, una riforma della giustizia civile, con un lavoro di convergenza verso obiettivi possibili. Non penso siano perfette, definitive, ma le abbiamo fatte e non era scontato: il clima politico sulla giustizia era forse il più infiammato di tutti. Ora tocca a noi con i decreti legislativi: abbiamo un anno di tempo, spero di fare prima, qualche mese”.
La Cartabia ha poi sottolineato l’urgenza di risolvere le criticità legate al sovraffollamento delle carceri: “Il problema del sovraffollamento carcerario c’è. Si sta lavorando tantissimo ma c’è un bisogno immenso. Ci sono istituti che gridano vendetta”. Farò ad esempio una visita a Sollicciano, vorrei andare al più presto. Bisogna aver visto. Come con Draghi abbiamo visto Santa Maria Capua Vetere, dopo aver visto cosa è la vita in carcere poi ci si va piano a fare certi commenti”.
“Con la prossima riforma del Csm, che ci è stata sollecitata con vigore dal presidente della Repubblica, metteremo la mano anche a questo problema”.
“Nonostante ciò – aggiunge Cartabia – nel nostro paese si è creato un problema della garanzia dell’indipendenza del singolo giudice anche all’interno della stessa magistratura. Da noi – riferisce – sin dal primo anno si insegna che l’indipendenza della magistratura deve essere esterna e interna”. (askanews)