di Melania Tanteri
Un paese sotto sfratto. E Catania e la Sicilia non fanno certo eccezione. Da gennaio è terminato il blocco degli sfratti, stabilito per evitare benzina sul fuoco della pandemia, e questo comporterà azioni giudiziarie ed esecutive a meno che i Prefetti non intervengano.
Diecimila le persone che rischiano di restare senza un tetto sulla testa. Questa la denuncia del Sunia di Catania. L’occasione è stata la conferenza stampa indetta dalle famiglie di via Gallo, cacciate dopo una sentenza che ha dato ragione ai proprietari dell’immobile. Si tratta del Policlinico di Catania che, in una recente nota, ha ribadito di non voler accettare la proposta degli inquilini. Alcuni dei quali stanno lì da oltre 20 anni.
“Il palazzo in questione è curato e riqualificato dalle famiglie che abitano il plesso da quasi 30 anni, dato anche la situazione d’abbandono della struttura da parte della azienda a cui fu affidato nel 1970 – si legge in una nota stampa. Dove si riporta come la storia in questione sia di riappropriazione di bene non utilizzato, restituito ad uno scopo sociale volto al contrasto per l’emergenza abitativa., “nella fatica di ridare vita ad un posto abbandonato dall’azienda ospedaliera – si legge ancora. Questa storia ci restituisce uno squarcio sulla realtà di tanti cittadini e tante cittadine, la necessità di una casa, il diritto ad abitare, una necessità che continua a crescere e a cui la soluzione non sembra mai arrivare, nel silenzio delle istituzioni.
La battaglia degli abitanti inizia nel 2006, da quando l’azienda ha richiesto il rilascio delle abitazioni, le famiglie ricercarono un accordo con l’azienda ospedaliera per ottenere un regolare contratto di locazione, provando anche a regolamentare le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria affrontate in tutti gli vissuti nel palazzi, soldi che hanno garantito la sicurezza del palazzo sia per le famiglie che per la città, assicurando che non ci fosse l’ennesimo immobile abbandonato pronto a crollare alla prima intemperia, tanti dunque i sacrifici della famiglie che adesso rischiano di vederli vanificati tramite uno sgombero.
La prima richiesta di regolarizzazione dell’affitto risale agli anni ’90. Ma da anni ormai, la dirigenza si mostra inizialmente favorevole e poi ritratta. Un gioco infinito che non arriva mai ad una conclusione. Un gioco però che non tiene in considerazione la vita degli abitanti in questione, che anche l’anno scorso hanno proposto una transazione per la regolarizzazione della situazione abitativa, ricevendo un rifiuto categorico da parte dell’azienda.
Nonostante le lunghe trattative, lo stato di emergenza in considerazione del rischio sanitario prorogato fino a marzo 2022, la carenza di alloggi popolari e di misure pubbliche per l’emergenza abitativa, il 24 gennaio incomberà sui nuclei famigliari uno sfratto.
la posizione del Policlinico
L’accordo transattivo proposto nei diversi incontri con l’azienda dal sindacato Sunia, peraltro in rappresentanza parziale di alcune delle famiglie interessate dalla sentenza, è stato giudicato inaccettabile in quanto ben lontano da quanto disposto dal Tribunale di Catania. Tale accordo avrebbe infatti comportato un danno erariale
inammissibile per un’azienda pubblica che gestisce risorse pubbliche. Quindi, pur comprendendo lo stato di necessità delle famiglie, l’azienda ospedaliero universitaria non intende ulteriormente tollerare alcuna situazione di illegalità nella gestione dei beni appartenenti al proprio patrimonio.