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Denise Pipitone, dopo caso Olesya, altri elementi inquietanti

La ragazza russa Olesya Rostova non è Denise Pipitone. Ma questa sera, a Chi l’ha visto? la dimostrazione della mancanza di tatto e dello sciacallaggio del programma televisivo russo. Dalle ricerche risulta che la giovane abbia partecipato persino a un reality show e che fosse da tempo in cerca di popolarità. Mentre i leoni da tastiera le rivolgono insulti e spiacevoli considerazioni sulla sua persona, la pista familiare e quella rom sulla misteriosa scomparsa della bambina continuano a essere le più accreditate. Alcuni dettagli davvero inquietanti diffusi questa sera fanno quantomeno sorgere ulteriori interrogativi sulla versione fornita agli inquirenti dalla sorellastra Jessica Pulizzi.

La risposta dalla Russia: Olesya non è Denise

L’avvocato Giacomo Frazzitta – che ormai da quasi 17 anni assiste Piera Maggio e Piero Pulizzi, mamma e papà di Denise Pipitone – ha subìto un vero e proprio ricatto morale da parte della troupe televisiva russa: per conoscere il gruppo sanguigno della ragazza e confrontarlo con quello della piccola scomparsa da Mazara del Vallo il 1° settembre del 2004, gli è stata posta la condizione della partecipazione esclusiva, in presenza, al programma in onda sulla tv di Mosca.

Ci sono voluti oltre 50 minuti di trattativa – e toni piuttosto accesi – in videoconferenza durante la trasmissione per ricevere finalmente la risposta. E Olesya Rostova non è Denise. La giovane russa, che in tv scoppia in lacrime e che sembra cercare tanto disperatamente la madre naturale da prestarsi al gioco immorale del conduttore Dimitri Borisov, è riuscita a conquistare quantomeno il suo successo mediatico. I suoi follower sono adesso 70 mila; un obiettivo probabilmente già inseguito da tempo, data la sua partecipazione a Trash House, un reality show su YouTube che prometteva popolarità ai partecipanti che “fossero stati disposti a tutto”. Non solo, Olesya ha pubblicato anche una foto in cui è ritratta in compagnia di Borisov.

Un altro particolare inquietante emerge dal web: in una sua foto scattata durante la sua permanenza in orfanotrofio si trova accanto a un’altra orfana molto somigliante a Denise. Forse si tratta dell’ennesima ipotesi fantasiosa.

La macchina dell’odio ha già cominciato a fare il suo solito corso sul web. I commenti cattivi e gratuiti nei confronti di Olesya sono innumerevoli. Lei rassicura i suoi fan, che intrattiene spesso sui social con video e scatti fotografici: “Con il tempo vi racconterò di me (…) Io sono sola, ho bisogno del vostro sostegno”, dice sui suoi canali.

Misteriose telefonate nel periodo della scomparsa di Denise

La pista maggiormente accreditata dal legale di Piera Maggio è ancora una volta quella familiare. L’ipotesi è che la sorellastra Jessica Pulizzi (PER MAGGIORI DETTAGLI CLICCA QUI) abbia fatto sparire la piccola senza però ucciderla, affidandola a qualcuno di sua conoscenza. A suffragare questa tesi, una telefonata ricevuta da Piero Pulizzi il 14 gennaio 2005, dopo un sms di notifica di un precedente tentativo di contatto, intorno alle ore 20. Dall’altra parte della cornetta, una donna straniera in compagnia di una bambina che piangeva disperatamente. Gli accertamenti hanno consentito di risalire all’intestatario dell’utenza telefonica: un rumeno residente a Mazara del Vallo che non ha mai saputo coerentemente giustificare la chiamata inoltrata dal suo cellulare e che conservava in rubrica il numero del padre della bambina sotto il nome di “Piero Fra”.

E ancora il video girato a Milano – poco dopo la scomparsa – da una guardia giurata che ritraeva una bambina praticamente identica a Denise, chiamata da una rom con il nome di “Danas” e che – in perfetto italiano cadenzato da inflessione siciliana – chiedeva dove la stesse portando.

Telefonate misteriose sono pure quella intercorse tra Anna Corona – madre di Jessica Pulizzi – e la sua amica Loredana, nonché quella partita dal magazzino del marito di questa donna, in via Rieti, tra le 12 e le 13 dell’1 settembre 2004.

Battista Della Chiave testimone scomodo? “Mio nipote aveva Denise con sé nel giorno della sua scomparsa”

Lo zio di quest’ultimo – Battista Della Chiave, sordomuto – ha raccontato a 9 anni di distanza dalla scomparsa che Denise si trovasse in compagnia del nipote Giuseppe quel 1° settembre del 2004, il quale avrebbe chiamato proprio dal suo magazzino di via Rieti Anna Corona. Della Chiave ha ricordato la bimba vestita soltanto con una canotta, ma avvolta in una coperta, tremante dalla paura e infreddolita, portata via successivamente a bordo di uno scooter. L’avvocato Frazzitta ha anche sottoposto al presunto testimone la foto della piccola Pipitone, per consentirgli il riconoscimento che è puntualmente avvenuto.

Il nipote Giuseppe si è giustificato dicendo che si trattasse di un equivoco, che lo zio sordomuto – nonostante la conversazione avvenuta con un’interprete del linguaggio dei segni – non fosse in grado di comprendere e trasmettere un simile messaggio. Battista Della Chiave – preciso e sempre coerente nel suo racconto – non è mai stato ascoltato come teste né in primo grado, né in appello. E una videointervista dei giornalisti di Chi l’ha visto lo ritrae pure durante un’aggressione verbale subìta dalla moglie che gli dice: “Mi stai mettendo nei guai”. Oggi l’uomo non è più in vita e non potrà più confermare, per l’ennesima volta, la sua versione dei fatti.

La Cassazione ha ribadito che la testimonianza di Della Chiave era l’unico argomento che doveva essere approfondito dai giudici. Ma non ha ravvisato un quadro indiziario sufficiente a condannare “contro ogni ragionevole dubbio” Jessica Pulizzi e Anna Corona.

Resta la disperazione dei familiari di Denise e sembra risuonare ancora come monito la frase della mamma Piera Maggio: “Il giudizio processuale non sempre coincide con la verità reale”.