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Il Castello di Mussomeli e le sue presenze

Il castello di Mussomeli, nel nisseno, è una fortezza eretta tra il XIV e il XV secolo su di una rupe a circa due chilometri dalla cittadina in provincia di Caltanissetta, ricca di arte e storia.

A questo splendido maniero il paese deve la sua fama, fu Manfredi III di Chiaramonte a farlo edificare a simboleggiare il potere dei baroni feudali e nella sua maestosità resiste tutt’oggi all’inclemenza del tempo. La sua storia vanta innumerevoli leggende, tra cui spicca in assoluto quella della Baronessa di Carini, ossia Laura, figlia di Cesare Lanza, protagonista di una tragica vicenda, realmente accaduta e persino documentata.

Si narra che la giovanissima Laura, a soli 14 anni per volere del padre, fu data in sposa, contro la sua volontà, a Don Vincenzo La Grua Talamanca, non altro che il Barone di Carini. Egli però, troppo impegnato nei suoi affari, se ne disinteressava e trascurava la giovane moglie. La baronessa aveva invece un caro amico d’infanzia, con il quale spendeva molte delle sue altrimenti solitarie giornate. Cosicché, presto, si cominciò malignamente a vociferare di una passionale relazione tra i due.

La leggenda vuole che il distratto marito, essendo venuto a conoscenza del tradimento, rivelatogli da un frate del convento vicino, con la complicità dello stesso frate e del padre di Laura, si recò al castello e, colti i due amanti in flagrante, li uccise, strangolando la giovane baronessa.

Dopo l’atroce delitto, Cesare Lanza, colto da atroci rimorsi e insostenibili sensi di colpa, decise di ritirarsi in solitudine nel castello, come per espiare le sue colpe. Si narra che finché non morì, nel castello l’uomo vedesse e udisse il fantasma della giovane e bellissima figlia che lo rimproverava di averla tradita e fatta assassinare.

Altra famosa leggenda legata a questo storico e imponente castello è quella conosciuta come “La leggenda delle tre donne”. Si trattava di Clotilde, Costanza e Margherita, sorelle del principe Federico, che dovendosi recare in guerra, non fidandosi di nessuno cui affidare la custodia delle sue amate sorelle, decise di farle murare in una stanza del castello con acqua e viveri. Ma, ahimè, la guerra si protrasse ben più del previsto fino a che a un certo punto il cibo venne meno. Le tre giovani urlarono aiuto e si sgolarono al fine di farsi liberare, ma al castello non era rimasto nessuno e nessuno le aiutò. Così le tre sventurate morirono di fame e sete avendo persino tentato di mangiare, cuocendole, le loro stesse scarpe. La leggenda racconta che, quando finalmente il fratello fece ritorno dal campo di battaglia e fece aprire la stanza, trovò le donne morte di stenti, con le scarpe ancora in bocca. Sembra che ancora oggi gli spettri delle tre sfortunate fanciulle vaghino e urlino per i corridoi del castello, con testimonianze copiose fornite da custodi e turisti in visita alla fortezza.

Un altro fantasma si aggirerebbe inoltre per il castello, quello di Don Guiscardo De La Portes. Ma questa è un’altra storia.