Eliminare ogni senso di incuria valorizzando uno dei più prestigiosi fiori all’occhiello del turismo ibleo, il Castello di Donnafugata ed il parco adiacente attraverso l’esecuzione di piccoli interventi e attente azioni di restauro di aree e arredi interni. A diffondere la notizia è stata l’assessore ai Beni Culturali del Comune di Ragusa, Clorinda Arezzo, che ha dichiarato come queste azioni di recupero e restauro siano state dettate dalla chiara volontà di preservare l’atmosfera unica di Donnafugata, già palcoscenico, tra gli altri, di uno dei noti film, diretto da Luchino Visconti e capolavoro della storia del cinema italiano, con la sua nota scena del ballo, ne “Il Gattopardo”.
Interventi di ristrutturazione che si sono resi necessari, ha aggiunto l’assessore Arezzo, nella sua nota, per restituire decoro e integrità al Castello e al suo giardino e per riportare alla luce ciò che era nascosto, facendo rifiorire il senso filologico ai decori.
A condurre l’intervento di restauro sulla piccola Venere Italica, gioiello “incastonato” nella nicchia della Sala del Lucernaio del Castello, è stata proprio la filologia dell’esatta ricostruzione della copia in gesso della celebre statua che, in un precedente intervento di manutenzione straordinaria, era stata del tutto deturpata poiché il capo che era stato erroneamente ruotato, ne aveva ingrassato a dismisura il collo. Pertanto, si è proceduto alla rimozione del capo e alla sostituzione del precedente perno in ferro con uno nuovo in vetroresina che ha consentito la rotazione originaria del capo riuscendo così a conferire nuovamente alla Venera quella grazia e quella femminilità che immeritatamente aveva perduto.
L’azione filologica di recupero ha esteso i suoi interventi di restyling anche al gruppo statuario delle danzatrici del Canova, prestigiosa opera di riproduzione dell’originale, posta ad impreziosire la monumentale scalinata del Castello di Donnafugata. Inoltre, l’intervento di recupero e restauro ha interessato anche le pareti degli schienali dei due sedili in pietra pece, collocati nel passaggio che immette dal Castello al Parco, e dove la leggibilità degli smalti che riproducevano un motivo a lonsanghe, imitando la pietra pece e ricreando un prezioso gioco illusionistico, erano seriamente stati compromessi da diverse aree lacunose. Pertanto, l’azione di restyling si è incentrata nello stuccare ed integrare le parti mancanti, recuperando e restituendo ai sedili un piacevole impatto visivo.
Impegnativo e complesso ma altrettanto soddisfacente è stato poi il “salvataggio” del Guardiano del labirinto che ha ritrovato posto nella sua precedente collocazione, a destra cioè dell’ingresso al Castello.
“Giaceva” dimenticato in un magazzino, sepolto tra stucchi e frammenti fittili, realizzato in calcare locale, rappresenta un soldato di fanteria del Real Esercito o Esercito delle Due Sicilia, agghindato con l’ultima uniforme del 1859, adottata Francesco II.
Il cappotto è a sei bottoni, cinto in vita, lavorato anche nella parte posteriore e lungo fino alle ginocchia. Con risvolti nelle maniche ed una medaglia apposta sul lato sinistro del petto. Al di sotto della cintura, delle pieghe al cappotto, nel suo lato destro, dimostrano il suo incedere. Grandi baffi ne caratterizzano il volto e un cappello completo di sottogola riconducono il modello del berretto indossato dal militare, grazie anche ai suoi colori ancora visibili, al noto kepì. In alto, sulla visiera, si distingue chiaramente una stella a cinque punte con al centro il numero “1”, quasi sicuramente riferibile all’unità di appartenenza del militare.
La mano sinistra è posta lungo il fianco e tiene un pugnale mentre il lato destro è armato da un fucile, stavolta in legno, rinvenuto separatamente poiché il braccio destro della statua era del tutto assente.
L’intervento di restyling ha restituito alla luce anche le diverse “operazioni” di manutenzione apportate alla statua nel susseguirsi degli anni, lasciando chiaramente intravedere tracce di colore, principalmente nel capo, ricoperte poi da stucco bianco. Le rimozioni di perni in ferro, malta cementizia e reintegrazioni hanno consentito di risalire alla sua originaria collocazione nel Castello, gli arti inferiori sono stati infatti simulati nel supporto che lo sostiene, riproducendo l’altezza originaria, ricavata anche dal confronto con fotografie d’epoca, in cui la statua risplendeva nella sua originaria bellezza ed interezza.
Gli importanti lavori di recupero e restyling sono stati eseguiti con dedizione, professionalità e disponibilità, si legge in conclusione nella nota diramata dall’Assessore Arezzo, dalla Ditta Methodos, alla quale sono andati i ringraziamenti dell’intera amministrazione comunale di Ragusa per il certosino lavoro di restauro eseguito.
Giovanna Zappulla