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Catania, ancora troppe le “pecore nere”, chiudono anche parchi e ville comunali

CATANIA – Stretta sul Coronavirus. A quasi una settimana dalla decisione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di dichiarare l’intero territorio nazionale zona rossa, si inaspriscono i divieti per i catanesi. Troppo alto il numero dei casi registrati a Catania, la provincia che ancora oggi rappresenta quella più colpita, con la maggior presenza di malati di Covid 19.

Troppi ancora gli indisciplinati, come dimostrano foto e video che immortalano ancora tanta gente in giro per le strade, alcuni ancora ostinatamente senza alcuna protezione. E allora, su disposizione del sindaco Pogliese e dell’assessore all’ambiente Fabio Cantarella, già da domenica pomeriggio i parchi e le ville comunali sono stati chiusi al pubblico.

Una risposta immediata a quanti, tra cui anche l’ex primo cittadino Enzo Bianco, chiedevano un giro di vite, o come il gruppo consiliare di Grande Catania i cui componenti, i consiglieri comunali Alessandro Campisi, Sebastiano Anastasi, Orazio Grasso e Salvo Peci, visti i continui affollamenti in alcune zone della città, avevano avanzato al Sindaco e al comandante dei Vigili Urbani di presidiare Villa Bellini, il boschetto della Playa e il Lungomare.

“Tanti siciliani stanno facendo sacrifici rinunciando alle proprie libertà e questo sforzo non va vanificato con comportamenti che non agevolano il controllo del contagio”, ha sottolineato il sindaco. Sacrifici, dunque, che per qualcuno, indigente e senza mezzi, sono più grandi, difficili da sopportare. Come evidenzia il consigliere comunale Agatino Giusti, che lancia un appello al sindaco, al governo nazionale e quello regionale.

“Volevo segnalare casi di emergenza sociale – scrive. Ci sono cittadini catanesi privi di mezzi, terrorizzati dalla situazione e in drammatiche condizioni economiche. Per questo, chiedo di creare un coordinamento tra protezione civile, ente locali, associazioni di volontariato, banco alimentare e farmacie – continua – affinché i soggetti in condizioni svantaggiate possono rifornire dei beni di prima necessità”.