Giustizia

Catania, assolto Mario Ciancio: era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa

“È una delle sentenze più belle dal punto di vista professionale. Mi sono commosso per il risultato, ma anche al pensiero che con questo dispositivo viene restituita la dignità a Mario Ciancio Sanfilippo. Questo l’obiettivo più importante”. Con tali parole, pronunciate a caldo, Francesco Colotti dello studio di Giulia Bongiorno, avvocato che fa parte del collegio di difesa, ha salutato con grande soddisfazione la sentenza di assoluzione dall’accusa di concorso esterno all’associazione mafiosa del 91enne editore/imprenditore catanese. A pronunciarla, la prima sezione penale del Tribunale etneo.

Ricordiamo che la Procura aveva chiesto la condanna a 12 anni e la confisca dei beni che gli erano stati dissequestrati. Iniziato nel 2017, il processo verteva su presunti rapporti con esponenti di spicco di Cosa nostra etnea della famiglia Santapaola-Ercolano. Un’ipotesi da sempre contestata dall’imprenditore e dai suoi legali.

Annullamento archiviazione inchiesta

Articolata, prima di giungere a questa decisione, la vicenda giudiziaria, dal momento che, in una prima fase dell’inchiesta, la Procura aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo. Fu il gup Luigi Barone a rigettarne la proposta disponendo nuove indagini. Stessa dinamica con il gup Gaetana Bernabò Distefano, che rigettò la successiva richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura. Annullata dalla Cassazione la decisione di archiviazione dell’inchiesta. Il gip Loredana Pezzino, il 1 giugno del 2017 dispose il rinvio a giudizio dell’imprenditore.

Beni per 150mln

Il 22 gennaio 2022, con decisione della Cassazione che ha ritenuto inammissibile il ricorso della Procura generale, sempre nell’ambito della stessa inchiesta, è diventato definitivo il dissequestro dei beni. Beni stimati in 150 milioni di euro riconducibili a Mario Ciancio Sanfilippo che con il suo gruppo editoriale era stato disposto dalla Corte d’appello di Catania. Trattasi degli stessi beni dei quali, in sede di requisitoria, la Procura chiese la confisca al Tribunale sequestrati il 24 settembre del 2018. Quattro furono le parti civili costituite nel procedimento. Si tratta dei fratelli del commissario Beppe Montana, l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, l’associazione Libera e il Comune di Catania.

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