Contropiede

Pagliara: “Nuovo Catania? Ecco il compito più difficile per il Comune”

Nuovo appuntamento con “Contropiede QdS” la rubrica del Quotidiano di Sicilia dedicata al calcio siciliano. In questa nuova puntata, condotta da Antonino Lo Re e Gianluca Virgillito, è intervenuto Fabio Pagliara, promotore della cordata che mosse le basi per rilevare il Calcio Catania lo scorso anno.

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La fine del Calcio Catania

“Le responsabilità sono tante, – esordisce Pagliara – chi ha subito di più sono i tifosi e la città. Tutto è nato da lontano, con la bruttissima vicenda dei ‘Treni del Gol’ e le gravissime conseguenze che ha portato. Sono stati fatti degli errori enormi che hanno portato ad un grosso indebitamento. Non credo ci sia una responsabilità sola, parliamo di 8-10 anni di errori gravi e di una città che si è svuotata di forza economica e vitalità. Una serie di elementi: malafede, incompetenza, c’è stato di tutto in questi anni. Sono stati pagati stipendi e iscritta la squadra al campionato, ma questa è normalità”.

Il bando a cura del Comune

Escludere i soggetti del passato dal nuovo Catania? E’ un po’ complesso da un punto di vista amministrativo, – spiega – ma trovo corretto quanto chiede la città, cioè la discontinuità dal passato. Non parlo solo di persone, ma anche di progetto, di approccio culturale. Se il modello rimane lo stesso, anche con altri attori il risultato non cambia. Il compito più difficile del Comune sarà capire con quale meccanismo e progetto ci potrà essere un’attività solida e di prospettiva in Serie C e oltre. Che oggi intervenga un solo soggetto in grado di assicurare subito 2,5 milioni per la Serie D e 7-8 per l’anno successivo la vedo dura“.

La mancanza di competenze

“C’è un grande problema nello sport italiano – aggiunge Pagliara – e Catania ne è stato l’esemplificazione chiara. Si è convinti che sia facile fare il manager sportivo. Ho sempre detto: ‘Facciamo fare a chi sa fare’. Un imprenditore non può fare a tempo perso il dirigente sportivo, servono le competenze. Dobbiamo dare delle certezze che negli ultimi 10 anni non ci state. Fin quando pensiamo che essere ‘spetti’ sia la soluzione, non ne usciremo. Quale modello? Io avevo proposto, ma lo ha fatto anche Cottarelli a Milano, che una quota della società sia riservata ai tifosi, con l’azionariato popolare”.