Un fronte compatto contro l’aumento della tariffa sui rifiuti. Quel 18 per cento in più a fronte non solo di un servizio carente a detta di tanti, ma anche dei rincari che sembra stiano correndo meglio e ben più veloci dell’inflazione, non può certo andare giù. Soprattutto a quel 50 per cento dei contribuenti catanesi che continuano a pagare per tutti gli altri.
Stasera in Consiglio comunale a Catania si replica quanto accaduto il mese scorso: sul palco i consiglieri chiamati a esprimersi sulla maggiorazione di quasi il 20 per centro della Tari – nella città dove la tassa è già tra le più alte del Paese – e in platea parte della città. Che si oppone alla richiesta dell’amministrazione. E contesta la decisione, motivata da un accorato appello del sindaco facente funzioni, Roberto Bonaccorsi.
Roberto Bonaccorsi ha inviato una lettera al presidente del civico consesso e a tutti i consiglieri comunali, dettagliando le cause “che obbligano l’amministrazione a presentare l’aggiornamento dei documenti contabili e di programmazione e i rischi che la non approvazione dei due atti comporterebbe per il Comune e la Città di Catania”. Una posizione già anticipata dal Qds che il sindaco facente funzioni ribadisce. Sventolando la possibilità di un nuovo dissesto per Catania qualora i conti non tornassero.
Argomenti che non convincono coloro che, stasera, saranno in aula a protestare. Per l’aumento – enorme – che metterà di certo in difficoltà chi paga le tasse, che impoverirà ulteriormente la comunità e che, oltre tutto, non risolverà affatto il problema rifiuti. E che, con molta probabilità, non faranno cambiare posizione a quei rappresentanti dei cittadini che non vogliono essere ricordati per aver aumentato la tariffa due volte. Già nel 2018, infatti, la Tari aveva subito un aumento.
L’imbarazzo, aggravato certamente dalla campagna elettorale già avviata, potrebbe oltre tutto essere gravato ulteriormente dalle possibili, quasi probabili, dimissioni del sindaco sospeso Salvo Pogliese che dovrebbe lasciare a momenti – oggi o domani – per poter correre alle Politiche. Per le quali, pare, gli sia stato assicurato un posto al Senato. Posto che, oltre tutto, lo blinderebbe sul fronte giudiziario.
“Pur consapevole della condizione di chi, giocoforza, deve assumersi l’ulteriore onere di rendere un servizio per l’interesse di oggi e di domani, con piena assunzione delle responsabilità che la legge e la mia coscienza mi obbligano a compiere, auspico che il consiglio comunale nella sua interezza, prenda atto positivamente della nuova formulazione del PEF della Tari 2022. Perché la scelta che dovrà compiersi non è quella di approvare o non approvare la delibera posta all’ordine del giorno, bensì quella di determinare il futuro della città, ed evitare il rischio di far ripiombare la nostra comunità nei momenti bui del dissesto da cui finalmente stiamo per venire fuori” – ha sottolineato Bonaccorsi rivolgendosi all’aula. Ma lo scenario più probabile è che nessun esponente del civico consesso si esprimerà sull’aumento della Tari e che lo stesso, una volta dimessosi Pogliese, possa essere riproposto dal commissario. Magari tramite ordinanza. Togliendo le castagne dal fuoco agli esponenti politici, ma non ai cittadini.