Violenza nella casa circondariale di Piazza Lanza a Catania. A denunciarlo il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe) e nello specifico il Consigliere Nazionale della Sicilia, Francesco Pennisi. “Ancora violenza nel carcere di piazza Lanza e tornano ad emergere prepotentemente le condizioni di lavoro ad alto rischio per la polizia penitenziaria del carcere etneo – dichiara -. Venerdì pomeriggio, verso le 15, un detenuto di origini nigeriane con ben note problematiche psichiatriche, al rientro in carcere dalla struttura sanitaria dove aveva effettuato la dialisi settimanale, durante la prevista e ordinaria perquisizione, senza alcun motivo si sarebbe scagliato contro il sovrintendente di polizia penitenziaria addetto alla sorveglianza generale, colpendolo con una testata e pugni all’addome. I poliziotti presenti sono intervenuti prontamente per bloccare il detenuto, che risulta aver commesso numerosi analoghi episodi di violenza a danno del personale. Il Sovrintendente è stato accompagnato presso l’ospedale cittadino dove è stato sottoposto alle cure del caso e dimesso con prognosi di sette giorni”.
“Nella colluttazione anche un altro collega della scorta Ntp ha riportati lievi contusioni. Nonostante l’incessante opera di denuncia del Sappe, nessuna iniziativa concreta è stata attuata dagli organi istituzionali preposti al fine arginare questa interminabile escalation di folle violenza. Se qualcuno pensa che un centinaio di pagine scritte per descrivere protocolli operativi, per altro ampiamente scontati, abbiano risolto il gravissimo problema delle aggressioni alla polizia penitenziaria, si sbaglia di grosso. La realtà che deve affrontare quotidianamente il personale nelle carceri è purtroppo totalmente diversa. I detenuti malati mentali non si possono gestire con chiacchiere scritte! Ci vogliono provvedimenti urgenti seri ed efficaci non più rinviabili. Il personale di polizia penitenziaria è veramente stanco e sfiduciato. Non è possibile andare a lavorare con la consapevolezza di rischiare la propria vita! Il Sappe per l’ennesima volta dice basta: la polizia penitenziaria merita rispetto”.
“Non ci sono più parole per descrivere le gravi condizioni di disagio lavorativo in cui versa la polizia penitenziaria – rivela il segretario regionale del sindacato, Calogero Navarra -. Le quotidiane grida d’allarme del Sappe continuano a rimanere incredibilmente inascoltate dai preposti vertici istituzionali: solo proclami e belle parole, ma, di concreto, il nulla. Queste sono violenze annunciate. È scandaloso che nel 2023 vi siano ancora persone indegne che usano la violenza per cercare di sovvertire il sistema istituzionale all’interno dei penitenziari mirato alla risocializzazione del detenuto, ma in rispetto delle regole. Fortunatamente in carcere ci sono anche persone che si dissociano da questi atteggiamenti violenti e cercano nello studio e nel rispetto reciproco la loro ragione di vita”.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, esprime vicinanza ai poliziotti contusi. “Solidarietà e vicinanza del Sappe”. Le intolleranze del detenuto e l’episodio “sintomatico del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E la situazione è diventata allarmante per la polizia penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici. Servono risposte ferme da parte del Dap, anche destinando carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione. Quel che è accaduto nella Casa circondariale di piazza Lanza testimonia una volta di più l’ingovernabilità delle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenza, che anche in carcere continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità È fondamentale dare corso a riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione”. Arriva infine le critiche al Capo del Dap Giovanni Russo. “A lui, da mesi, stiamo chiedendo – senza avere alcun riscontro! – di intervenire con urgenza sulla gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza!”.