Cemento sopra la parte più antica della città. Quella che custodisce l’antica Catania greca, romana e medievale, un tesoro che potrebbe celarsi sotto terra e asfalto ma che presto potrebbe andare perduto.
E’ un film già visto, quello andato in scena ieri pomeriggio lungo le stradine della Purità, antico rione catanese, incastonato tra l’Antico corso e la collina di piazza Dante. Dove il Comitato Antico Corso ha organizzato una “passeggiata civica” per spiegare cosa la comunità rischia di perdere se l’idea dell’Università di realizzare due nuove grandi aule dovesse essere portata avanti.
Nella zona l’ateneo ha diverse sedi, immobili e interessi: tra questi, appunto, l’area vuota ai piedi della collina Montevergine dove, già all’inizio del 2000, si era pensato di costruire. Lo scavo però fu fermato dalla cittadinanza. La stessa che oggi prova nuovamente l’impresa. Spiegando cosa nasconde e custodisce quella che, con molte probabilità, era l’acropoli dell’antica Katane, e come potrebbe essere utilizzata e non sepolta definitivamente.
“Già venti anni fa bloccato un lavoro di cementificazione – sottolinea Salvatore Castro, del comitato, illustrando le immagini degli scavi dell’epoca e di quello che gli archeologi riuscirono a portare alla luce: “una domus romana e resti delle mura della fondazione di Catania”, aggiunge. Spiegando la ricchezza dell’area, un tempo fortificata e poi edificata nell’Ottocento; raccontando la demolizione di un intero quartiere e le scoperte della campagna di scavo: gli affreschi e le ville romane. “Testimonianze importantissime per noi cittadini che ricerchiamo radici e storia. Un patrimonio di tutti che bisogna conoscere. Andare a costruire in questa area libera è un atto criminale. Noi non siamo disposti a mollare”.
L’area è vincolata dalla Sovrintendenza: i vincoli furono posti proprio in seguito alla battaglia della popolazione per tutelare la zona. Era il 2004. Quasi vent’anni dopo però se ne riparla anche se l’università di Catania, contattata dal Quotidiano di Sicilia, ha spiegato come il progetto sia ancora in fase di scrittura e come, una volta completo, sarà sottoposto alla città. “La costruzione di due mega strutture brutte, brutali ed inutili in un’area archeologica che non possiamo né dobbiamo permettere di farci sottrarre – prosegue Castro: la Purità, già azzoppata da un primo intervento a cui vuole seguire ciecamente un completamento per captare i fondi PNRR in barba a migliaia di anni di storia che ci appartiene e che siamo obbligati a preservare per i posteri. Chiedere la demolizione del costruito e l’apertura della campagna scavi per la fruizione dei cittadini prima ancora che dei turisti”.
Ma il timore che si voglia costruire lo stesso e nonostante tutto resta. “È uno dei siti più importanti della storia di Catania – aggiunge Elvira Tomarchio, anche lei componente del comitato. Che si appella, come gli altri, alla Sovrintendenza affinché rinnovi i vincoli e, anzi, spinga a recuperare quanto sepolto. Qualcun altro, poi, sottolinea l’incongruenza tra il numero degli iscritti all’Ateneo – secondo una delle rappresentanti della consulta, Catania starebbe perdendo studenti – e la necessità di realizzare nuove aule – e quindi nuovo cemento – considerata anche la presenza di due ospedali ormai dismessi, pubblici e al momento non utilizzati. Il Vittorio Emanuele – che stando a quanto affermato dalla Regione, in parte, sarà destinato all’Università – e il Santo Bambino, a pochissimi metri dalla Purità. “Qualcuno spieghi cosa ha dato l’Università a questo quartiere – conclude Pippo Lanza, architetto e componente del comitato. Qui è il luogo in cui nasceva la città greca, oggi è impoverito di luoghi pubblici ormai dismessi e che nessuno sa cosa diventeranno”.