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Catania, Medusa Fest ’21, l’intervista a Benedetta Tringali

Eesperienze. La tre giorni al Bastione degli Infetti, ideato dal Consultorio autogestito catanese “Mi Cuerpo es Mio”, è un momento di confronto, costituito da momenti di dibattito, workshop, proiezioni, mostre e incontri.

Un Festival per mettere al centro le donne, le loro storie, le loro esigenze concrete: è quello che rappresenta il “Medusa Fest ‘21”, il primo evento transfemminista e femminista a Catania, svoltosi nel weekend tra il 15 e il 17 ottobre.

Lo scenario suggestivo del Bastione degli Infetti, in pieno centro storico, ha fatto da sfondo alla tre giorni, ideata dal Consultorio autogestito “Mi Cuerpo es Mio” e fatta di momenti di confronto, dibattito e informazione.

L’obiettivo del Festival, gratuito e accessibile a tutti nel rispetto della normativa anti-Covid, è quello di combattere il sistema millenario del patriarcato, contrastare ogni forma di violenza contro le donne e farsi esempio di un femminismo che non è fatto solo di parole e ideologie, ma anche e soprattutto di fatti concreti e attività che arrivino alla gente, anche nei casi in cui le istituzioni non riescono ad avere successo.

Il fine settimana dedicato al Festival si propone anche come un momento di socialità, capace di mettere in relazione volontari, donne e uomini, adulti e bambini. Il messaggio sembra arrivato forte e chiaro, visto la sentita partecipazione di numerosi volontari e curiosi.

Il significato di “Medusa Fest”

A spiegare il senso di “Medusa Fest”, in una dichiarazione per QdS.it, è Benedetta Tringali, che si occupa di educazione ma dedica parte della propria vita anche a fare la volontaria per il Consultorio “Mi Cuerpo es Mio”: “Il festival nasce come forma di dialogo e ‘cassa di risonanza’ del lavoro che il Consultorio ha fatto nell’ultimo anno e mezzo a Catania. È un po’ la coronazione delle reti che abbiamo attivato in questi anni, ma anche della forza che ci dà vivere e costruire un mondo come quello del Consultorio. Questo luogo si nutre dell’amore delle altre donne”.

“Non riceviamo aiuti da enti o istituzioni, siamo un ente totalmente gratuito e noi siamo tutte volontarie. In questi tre giorni abbiamo deciso di raccontarci, di invitare anche le tante sorelle che abbiamo incontrato in questo cammino in parti diverse d’Italia e non solo (abbiamo compagne anche da Barcellona). Condividiamo la necessità di fare qualcosa per le donne, di farlo in prima persona e a 360 gradi, raccontando ciò che siamo e comunicando esperienze vere”, aggiunge.

L’attività del Consultorio “Mi Cuerpo es Mio”

Come già accennato, “Mi Cuerpo es Mio” è un Consultorio autogestito e i suoi volontari sono la “mente” e le “braccia” del “Medusa Fest”. Nato un anno e mezzo fa, appena prima dell’inizio della pandemia da Covid, “Mi Cuerpo es Mio” ha dovuto affrontare non poche difficoltà: i volontari sono stati costretti a fare i conti con un mondo in emergenza sanitaria e con il moltiplicarsi continuo delle richieste da persone in difficoltà, in genere donne vittime di violenze e/o bisognose di supporto materiale ed emotivo.

Nonostante i problemi, il Consultorio autogestito si è nel tempo fatto conoscere come un luogo sicuro, una speranza per chiunque ne avesse bisogno: “Il Consultorio è nato nel gennaio 2020, appena un mese prima dell’inizio della pandemia. Il punto di partenza è stata la consapevolezza che non vi fossero abbastanza servizi garantiti per la donna e che la donna non avesse luoghi sicuri all’interno della città, in cui poter vivere un momento di benessere a 360 gradi e avviare un percorso fatto di confronto, conforto e progetti”, spiega Benedetta Tringali.

“Ci siamo dovuti attrezzare per rispondere a tutte le esigenze, soprattutto in un momento in cui, con la pandemia, c’era praticamente solo Internet per ottenere supporto e confronto. Oggi ci occupiamo anche di distribuzione di beni di prima necessità (assorbenti, beni per i neonati, prodotti per la cura personale), abbiamo un consultorio pubblico ginecologico, nonché ostetrici, psicologi e avvocate per il sostegno in ambito sanitario, psicologico o legale”.

Il Consultorio, pur senza fondi istituzionali e nutrito dall’amore incondizionato dei volontari, ha gradualmente ottenuto la fiducia della gente grazie a un contatto costante con il territorio e alle reti di solidarietà attivate nel tempo.

Ci sono tanti problemi da risolvere, ma i volontari non si tirano indietro: “Di sicuro i problemi da risolvere sono tanti, ma il Consultorio cerca di offrire supporto e rendere più facile il percorso verso l’autodeterminazione attraverso il sostegno di vari professionisti/e. Ci siamo occupati di tante cose, dall’informazione in campo sessuale alle richieste di aiuto psicologico (negli ultimi tempi sono state tante)”.

Autodeterminazione e riappropriazione degli “Spazi delle donne”

Uno dei temi-guida del “Medusa Fest ‘21” è la riappropriazione degli “Spazi delle donne”. L’espressione non si riferisce solo alla (ri)occupazione fisica degli spazi, ma anche a una riappropriazione degli spazi emotivi della donna, quelli necessari al suo benessere e alla sua autodeterminazione.

“Distruggere il sistema attuale per ricostruire luoghi di benessere”: è questo l’obiettivo che lega tutte le partecipanti alla Tavola Rotonda “Spazi delle Donne: fuoriuscire dalla violenza, sviluppare l’autonomia” del 16 ottobre 2021. Hanno partecipato, oltre al Consultorio “Mi Cuerpo es Mio”, altre tre realtà che, dal basso, hanno provato a offrire alle donne in difficoltà uno spazio per fuoriuscire dalla violenza patriarcale e da quella che è stata ribattezzata “violenza istituzionale”: si tratta della “Casa delle Donne” di Alessandria (le volontarie erano presenti in videoconferenza), di “Lucha y Siesta” di Roma e di “Mala Servanen Jin” di Pisa.

La maggior parte di questi enti ha una storia fatta di occupazioni, minacce di sgombero e autogestioni tra mille difficoltà. “C’è bisogno di avere una città quanto più femminista e corrispondente ai nostri bisogni possibile. Bisogna scavalcare i muri imposti dalle istituzioni. I sistemi di gestione dell’uscita dalla violenza sono difficili da trovare, perché spesso sono conosciuti e ci sono pochi canali prioritari. Le istituzioni, inoltre, ne offrono pochi e quei pochi alle volte non sono di facile e immediato accesso. Il discorso di oggi si incentra sul bisogno di avere luoghi femministi, fatti per le donne, e su cosa voglia dire avere questi luoghi a disposizione al giorno d’oggi”, spiega Benedetta Tringali nel suo intervento introduttivo.

Il gesto “rivoluzionario” delle donne delle varie associazioni intervenute nel dibattito è quello di difendere le donne stabilendo un contatto con il territorio e reti solidali, ma anche attraverso gesti “forti” e di ribellione. È una lotta sociale, economica e politica che, con il giusto supporto dell’opinione pubblica e la forza dei volontari, potrebbe dare origine a una vera rivoluzione: “La riappropriazione degli spazi è fondamentale nell’abbattimento del patriarcato. Il patriarcato è un sistema sociale, politico, economico e storico e per abbattere una cosa così enorme bisogna agire per gesti di rottura”, spiega Simona di “Lucha y Siesta”.

“Lucha y Siesta”, la “Casa delle Donne” di Alessandria, “Mi Cuerpo es Mio” di Catania e “Mala Servanen Jin” di Pisa concordano anche su altri due punti: il non volersi porre come alternativa alle istituzioni ma come nodi territoriali importanti per le rispettive città e il focus sull’educazione (dei volontari e dei cittadini) e sui momenti di aggregazione per la collettività. Il confronto e l’educazione, infatti, si mostrano come armi indispensabili per vincere la lotta contro un sistema che nel tempo ha posto le donne in una posizione sin troppo difficile e apparentemente senza via d’uscita.

Le altre attività del Medusa Fest ‘21

Oltre a dibattiti, workshop e Tavole Rotonde su temi legati all’autodeterminazione femminile e alla lotta contro gli abusi del sistema patriarcale, il Medusa Fest ’21 ha proposto diversi momenti di socialità e intrattenimento: laboratori (anche per bambini, al fine di combattere gli stereotipi di genere già dalla più tenera età), proiezioni, mostre d’arte e fotografia, presentazioni di libri e banchetti informativi su vari temi, dall’educazione sessuale alla consapevolezza del proprio corpo.

Il fatto che tutto ciò sia stato organizzato da volontari e che persone di tutte le età abbiano deciso di contribuire fa comprendere come per la società civile sia arrivato il momento di agire contro gli stereotipi, i pregiudizi, la violenza e i soprusi fisici ed emotivi ai danni del mondo femminile. Catania, una città spesso conosciuta per la “mentalità retrograda” dei suoi abitanti, si è fatta simbolicamente portavoce del cambiamento richiesto alla società attraverso i volontari del “Medusa Fest ‘21”: è un piccolo passo che si spera dia inizio a un movimento “rivoluzionario” per il benessere collettivo.

Marianna Strano