“Una situazione molto complicata”. Sono le parole del costituzionalista Felice Giuffrè che interviene nuovamente sull’affaire Pogliese e sulla sospensione della sospensione dalla carica di sindaco arrivata ieri dalla Prefettura direttamente negli uffici del primo cittadino.
“La comunicazione di ieri – spiega Giuffrè – da parte del prefetto Librizzi, non è un provvedimento amministrativo. La Prefettura ha solo ‘comunicato’ un’interpretazione dell’Avvocatura dello Stato, secondo cui il decreto firmato dall’ex prefetto Claudio Sammartino dovrebbe avere ancora efficacia sino a quando saranno effettivamente ‘scontati’ i diciotto mesi di sospensione previsti dalle legge e ciò al netto del periodo in cui il Sindaco ha esercitato le sue funzioni in forza della decisione cautelare del Tribunale di Catania”.
“Oggi, dunque, non vi è un nuovo decreto – prosegue Giuffrè – è solo stata ‘ripresa’ la vecchia sospensione del luglio 2020. Ma c’è un’altra questione, sottolinea il costituzionalista. “Ed è quella legata all’interpretazione stessa della legge Severino, che la Corte costituzionale ha ritenuto legittima, perché non prevede una ‘sanzione’, ma solo una ‘misura cautelare’.
“In sostanza, la sospensione serve a evitare il clamore o una lesione dell’immagine delle istituzioni in caso di condanna, anche non definitiva, di un amministratore”. Secondo la legge Severino, sono 18 i mesi di sospensione da applicare agli amministratori in caso di condanna, “per far decantare l’eco derivante dalla stessa”, evidenzia ancora Giuffrè. Un periodo che Salvo Pogliese avrebbe già scontato – il termine cade proprio in questi giorni: ed è questa l’interpretazione dei legali del sindaco che, probabilmente, si apprestano a presentare un ulteriore ricorso al Tribunale di Catania. Si resta ancora in attesa, comunque, che venga pubblicata la decisione sul primo ricorso del 2020.