Pezzi di Pizzo

Catene

Era un famoso film del dopoguerra con l’Errol Flynn italiano Amedeo Nazzari ed Yvonne Sanson.

Un drammone pieno di passioni e riscatti.

Come probabilmente sarà il film che Cateno De Luca girerà per “scatenare” la sua corsa alla Presidenza della Regione.

Ha annunciato formalmente che a febbraio si dimetterà da Sindaco di Messina per liberare dalle catene di Musumeci i siciliani.

Ha già lanciato il suo tour canoro con la sua band pop ed è sicuramente il più social dei politici siciliani.

Di fatto Il Grillo nazionale è solo un dilettante in confronto alla potenza provocatoria di Cateno.

Qualcuno, i politicamente corretti, i soliti benpensanti addetti ai lavori che non lo conoscono, e magari non lo apprezzano, penserà ad un’operazione macchiettistica, un ballon d’essai.

C’è chi sussurra, ai cavalli di Ambelia, che è solo un deterrente per far desistere Musumeci ed i suoi sodali.

Cateno è molto di più di quello che si vede nelle sue performance da Sindaco dello Stretto. 

Non so quanti lo sanno ma De Luca sa far di conto, ed anche bene, e sa leggere le carte amministrative molto di più di molti politici in circolazione in questo momento storico. Ma lui non punta politicamente su questo. Lui è figlio di questi tempi. Anzi se vogliamo è stato un precursore della politica spettacolo, fatta di iperboli e provocazioni. 

Il suo movimento si chiama Sicilia vera ed è in linea con il suo personaggio di Masianello furbo ed accorto. La sua Sicilia è vera e verace, popolare e popolana. È un tribuno che rende libere, in politica, parole e comportamenti che potremmo definire sgarbati, politicamente scorretti in un mondo in cui la correttezza era spesso ipocrisia. 

È un amministratore capace di amministrare anche con le poche risorse che i comuni hanno in questa stagione di crisi delle istituzioni locali. 

Ma la sua capacità è non arrendersi davanti agli eterni non possumus della burocrazia siciliana. 

Lui è uno sburocratizzatore cosciente dei rischi, ma che non si arrende davanti all’indolenza scambiata per finta sapienza amministrativa. 

Un buon burocrate è colui che davanti ad un indirizzo, seppur complesso, trova le soluzioni possibili che riportino efficacia ed efficienza ad un problema. 

Se un servizio o una buona pratica amministrativa si può fare con successo al Nord di questo paese non si può rispondere da noi non si può fare. 

Che è la risposta standard del burocrate siciliano. Perché la macchina amministrativa è lenta, disorganizzata, e poco motivata. 

Sono queste le catene che De Luca vuole rompere. L’altra è la catena generazionale. Lui non fa parte della classe ultra sessantenne che gestisce l’isola da oltre un ventennio. 

Ma la domanda è politica. Cateno è un candidato fuori dai partiti o reclutabile in una coalizione e quindi potenzialmente competitivo se non vincente? 

C’è da dire che ad oggi seppur velatamente è stato corteggiato da tutti sia dal centrosinistra, targato Pd, sia dal centrodestra. 

È notorio che abbia la considerazione di Raffaele Stancanelli e di Gianfranco Miccichè. Ha un feeling con quel grande tessitore di Raffaele Lombardo ed ha lo stile di quello che non le manda a dire di Salvini.

I sondaggi danno la componente di Salvini e quella Meloniana di gran lunga primi in Sicilia. Se dovranno tenere una quadra per le nazionali sui collegi siciliani forse un cuscinetto a sfera civico e autenticamente, veracemente, siculo come Cateno potrebbe essere una soluzione per non farsi del male in una terra che promette ma non perdona. 

E le nazionali sono in sequenza subito dopo il test delle regionali siciliane. 

La Lega d’altra parte fece questa stessa scelta in un’altra isola, la Sardegna. 

Inoltre Cateno candidato potrebbe spaccare il centrodestra quanto e più di Fava con il centrosinistra. 

E poi l’ex ragazzo prodigio di Fiumedinisi tira, ha grinta e verve da vendere, canta e suona, sa fare ridere come pochi politici sul web. 

E questo può farlo diventare in tempi di crisi e frustrazione un eroe popolare, uno che parla come mangia, che non si nasconde dietro a maschere o retoriche. 

Stiamo parlando di un’isola che è la capitale del reddito di cittadinanza, che ha gli indici di povertà più alti, di disoccupazione giovanile record, di emigrazione sostenuta, di dispersione scolastica. 

Questa non è l’isola dei centri storici radical chic di Roma, Bologna e Firenze. È la terra dello ZEN, di Librino e delle baracche di Messina, che Cateno tenta con forza e impegno di smontare. 

Non so se Cateno sarà presidente ma la campagna elettorale si è scatenata. 

Gatto Silvestro