Il vincastro istituzionale che legava il Sindaco alla città di Messina si è sciolto. Cateno De Luca ha formalmente dato le dimissioni liberandosi da vincoli amministrativi per correre alla Presidenza della Regione Siciliana.
Molti non conoscono l’origine del nome, che proviene da S.Maria della Catena ed è particolarmente diffuso nella Sicilia centro-orientale. C’è una leggenda sulla Chiesa eretta a Palermo che ne prende il nome. Tre prigionieri che furono incatenati lì, al porto di Palermo, durante la notte invocarono la Vergine che gli apparve e li liberò dalle catene. Da cui il culto e l’erezione della Chiesa di fianco alla Cala.
Cosi, come aveva promesso, Cateno De Luca ha sciolto i suoi vincoli e ora come un Masaniello per alcuni, un Don Chisciotte per altri, si lancia nella campagna elettorale per il governo dell’isola. Lo fa per primo, prendendo in contropiede gli schieramenti, più confusi del solito, e lo fa da solo. Per ora.
La sua campagna elettorale è facile. Ha un avversario-bersaglio dichiarato, Nello Musumeci, in preda alla confusione da azzeramento precoce. Contro il suo governo Cateno ha detto di tutto e di più, ed ora la politica siciliana trema per l’innalzamento del livello dello scontro, dopo essersi liberato da remore amministrative.
Cateno parla direttamente al popolo senza intermediari, ma è accorto politicamente, e non è escluso che, in debito di idee e di collante uno o parte dei due poli non siano tentati di convergere su di lui.
La sua pre-campagna era partita in modello musicale e ci ricordava molto il Pino Daniele di “I so’ pazzo”, ma la sua pazzia è più da corda pirandelliana. Cateno è uno, nessuno e centomila, e certamente più di centomila saranno i suoi voti personali, non da agli avversari punti di riferimento precisi e dove lo tocchi suona.
È guascone ma feroce, allegro ma calcolatore, ed ha oggi una dote inestimabile sotto elezioni. È libero.
Di parlare con chiunque, di candidare quasi chiunque, di non avere vincoli ideologici. E userà questa libertà per raccogliere tutta la frustrazione e la delusione di cui quest’isola, immersa in una pandemia, non solo sanitaria, è capace. Prenderà i voti di centrodestra delusi dall’azione di governo, quelli di centrosinistra che vedono sempre le stesse facce nelle loro liste immutabili, ma soprattutto affonderà l’aratro nella vasta prateria del voto 5stelle, scoraggiato dal declino di Grillo e non affascinato dal dolcevita di Conte.
Intanto si è dimesso, aveva dato la sua parola e l’ha mantenuta, lanciando un segnale in un mondo in cui nessuno si dimette, rischiando il posto, e nessuno mantiene ciò che ha promesso. E questo alla gente piace. La capacità di rischiare, da libero cittadino, senza orpelli di potere o autoblù. Cosa che dovrebbe fare riflettere la tribù degli assessori spaventati a morte dal cupio dissolvi musumeciano.
Al contrario della canzone, la musica è cominciata, per Cateno, e gli amici stanno arrivando, se buoni o fasulli non si sa.
Intanto è iniziata formalmente la campagna elettorale regionale. Chi colpisce per primo ha sempre ragione dice il proverbio. Vedremo.
Così è se vi pare.
Giovanni Pizzo