Cazzeggio politico è parlare a vanvera, ovvero dare fiato alla bocca, sintomo di poca serietà. È l’impressione che tutti hanno dalle dichiarazioni di enorme quantità che fanno gli esponenti dei partiti, i quali senza pudore spiegano come gli altri sbagliano sempre, mentre loro ripetono: “l’avevamo detto”.
Una comunicazione senza freni, quasi libidinosa per chi la esercita, è un peccato capitale perché mira a confondere i cittadini e, peggio, a indurli a fare cose che – se ragionassero con la propria testa – probabilmente non farebbero.
Si tratta di un linguaggio astruso e non lineare salvo quando alcuni esponenti citano a memoria “sonetti” che hanno imparato e che replicano in tutti i mezzi di comunicazione senza ritegno, contando sul fatto che gli ascoltatori – radio e televisivi – o i lettori – di giornali o media sociali – poi non ricordano. Insomma, una comunicazione per confondere e non per chiarire.
Per convincersi di quanto scriviamo basta avere la pazienza di leggere otto-dieci quotidiani al giorno, compresi domeniche e festivi, oppure fare una rapida rassegna dei vari siti, o anche avere la pazienza di ascoltare le radio e vedere i cosiddetti “volti noti” i quali parlano ad libitum tanto spesso sono pagati a tempo.
Per cui c’è chi dice che il Pnrr è salvifico, che farà arrivare al nostro Paese una valanga di denaro (200 miliardi) ma non dice che una parte non indifferente dovrà essere restituita e non dice che non sono finanziamenti che arrivano a babbo morto bensì su progetti, redatti secondo le norme europee, approvati dagli organi competenti, ed erogati ad avanzamento lavori, salvo alcune anticipazioni. Non solo, ma i lavori devono essere completati entro il 2026.
Questi blablatori non dicono della tremenda spesa per pensioni (circa 300 miliardi l’anno) né che dal primo gennaio 2023 scatta una rivalutazione automatica delle stesse con un onere di 23,5 miliardi.
Non dicono che il prossimo anno vi sarà un aggravio di interessi del debito pubblico forse di una trentina di miliardi rispetto ai 76 spesi quest’anno. Non dicono del fermo di migliaia e migliaia di cantieri per opere pubbliche, conseguenza di una Pa inefficiente e irresponsabile.
Conseguenza di tutto ciò è che l’Italia è fuori dalla speciale classifica top 10 dei Paesi dove si vive meglio. La città più vivibile è Vienna, seguita da Copenaghen e al decimo posto si trovano le città di Osaka e Melbourne. Di quelle italiane nessuna compare nella citata classifica.
Questo fatto contrasta con la storia, con la cultura, con i beni archeologici, con il paesaggio e con tutte le enormi ricchezze di cui è dotata l’Italia. Dal che ne risulta uno stridente contrasto: da un canto il nostro Paese è ricco di quanto prima descritto, dall’altro la popolazione è relativamente povera e soprattutto indebitata fino agli occhi.
Come è possibile questo contrasto e di chi è la responsabilità? Che il contrasto ci sia è sotto gli occhi di tutti e che la responsabilità sia di un ceto politico-istituzionale incapace, è altrettanto sotto gli occhi di tutti.
Mentre ciò accade il Qatar ospita (dal 20 novembre al 18 dicembre) i campionati mondiali di calcio.
Che c’entra? C’entra perché dimostra come un governante molto acuto e capace come l’emiro Tamim bin Hamad Al-Thani, di 42 anni, sovrano assoluto dal 2013 voglia portare il suo Paese, con quasi tre milioni di abitanti, a un livello di sviluppo tale con la conseguenza di abolire le tasse a tutti i suoi sudditi.
Si dirà che un regime assoluto non è come una democrazia, ma se dobbiamo valutare il benessere dei cittadini non sappiamo quale sia il sistema politico migliore.
Chissà se nel nostro Paese l’avvento di una donna acuta e intelligente, che proviene da un quartiere periferico di Roma (Garbatella), possa fare svoltare la politica, per farla diventare efficace ed equa.
Nel mondo vi sono già 31 donne premier o presidenti di Governo o di Stato e nella maggior parte dei casi hanno dato prova di grande concretezza e capacità. Fra esse vogliamo citare Sheikh Hasina, premier del Bangladesh, Sanna Marin, premier finlandese, Katerina Sakellaropoulou, presidente della Grecia e Katrin Jakobsdottir, premier islandese.
Auguri a Giorgia Meloni, ne ha bisogno.