In Sicilia diminuisce la popolazione autoctona e il numero degli occupati. Aumentano gli stranieri e i laureati, si dimezzano gli analfabeti. Le donne in maggioranza, rimane alto il “gender gap” nel lavoro rispetto alla media nazionale. È la fotografia chiaro scura scattata da Istat che, nel corso del 2018 e del 2019, ha svolto le prime due rilevazioni del Censimento permanente della popolazione.
L’Istituto Nazionale di Statistica ha rilevato nella Regione 4.875.290 residenti nel 2019, una riduzione di 33.258 abitanti rispetto al 2018. I dati registrano, quindi, una perdita di capacità di crescita. In merito al 2011 i residenti diminuiscono in tutte le province, con l’eccezione di Ragusa. La riduzione è maggiore a Enna. Quasi la metà dei residenti vive nelle province di Palermo e Catania, dove la densità abitativa è pressocché stabile con valori più elevati nel catanese. Secondo i dati Istat, il comune più popoloso è Palermo con 647 mila abitanti, quello più piccolo è Roccafiorita, in provincia di Messina, con 187 abitanti.
Nel 2019, la popolazione siciliana presenta una struttura per età sensibilmente più giovane di quella italiana. Con una età media di 43,9 anni contro i 45,2 dell’Italia, la Sicilia si conferma più giovane rispetto alla media nazionale. Tuttavia, il confronto con i dati del Censimento 2011 evidenzia anche in Sicilia un progressivo invecchiamento della popolazione, e con ritmi tendenzialmente superiori alla media nazionale. Nell’Isola, la provincia di Catania rappresenta la struttura demografica più giovane nell’Isola, dove il comune di Camporotondo Etneo, ha una età media di 36,9 anni. Un primato “imbattuto” dal 2011. Quello più vecchio, invece, è Limina in provincia di Messina dove l’età media è pari a 52,3 anni.
Nel Censimento Istat l’ammontare della popolazione straniera è pari a 189.713 unità. Rispetto al 2011 si registra una crescita di 64.698 individui. Analizzando le tendenze demografiche dell’ultimo anno, però, si registra un incremento di soli 2.170 stranieri (+1,2%), a fronte di una contrazione nell’Isola della componente di cittadinanza italiana di ben 35.428 unità.
Tra il 2011 e il 2019 il livello dell’istruzione è migliorato, in linea al livello nazionale. Da una parte la riduzione degli analfabeti (-47,6% a fronte del -42,5% a livello nazionale) dall’altra l’incremento dei laureati di primo livello (+40,7% contro il +49,6% della media Italia). Aumentano, di poco, i laureati di secondo livello (+15,7% a fronte del +18,3% a livello nazionale) e i dottori di ricerca (+4,7%, nettamente inferiore al +41,4% della media Italia). Si registra uno squilibrio di genere dove le donne che hanno un’istruzione secondaria sono il 51,6% sia in Sicilia che in Italia. Tra gli analfabeti e gli alfabeti privi di titolo di studio: nel primo caso il 53,8% sono donne mentre nel secondo caso il 58,6%. Per la sola licenza elementare le donne sono il 57,3% in Sicilia, il 58,5% in Italia.
Al 31 dicembre 2019, le forze di lavoro sono quasi 2 milioni, 79 mila più rispetto al 2011 (+4,1%). L’incremento è dovuto alla crescita delle persone in cerca di occupazione (+22,9%), soprattutto fra gli uomini (+25,5%).
In calo, invece, il numero degli occupati. Nel 2019 sono 1,5 milioni: quasi 16 mila in meno rispetto al precedente censimento (-1,1%). Le differenze sono più marcate per la componente femminile, con un tasso di occupazione (25,3%) di 12 punti più basso della media nazionale e un tasso di disoccupazione (30,1%) che supera di 15 punti il corrispondente valore nazionale. Nonostante l’incremento della partecipazione delle donne siciliane al mercato del lavoro, lo squilibrio di genere permane e assume valori più ampi rispetto alla media nazionale.
Marco Panasia