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I centri estivi riaprono ma non per tutti. Gravi disparità tra Nord e Sud Italia

ROMA – Save the Children lancia l’allarme sulle “grandi disparità in Italia nell’offerta dei centri estivi, per condizioni di accesso, costi e agevolazioni”, così “per molti bambini c’è il rischio di una estate vuota di opportunità educative e di socialità”. Avrebbe dovuto essere “l’estate dei bambini”, per dare loro la possibilità di recuperare i mesi di socialità e apprendimento persi durante il lockdown, ma “a guardare bene la fotografia delle attività pubbliche o convenzionate realmente a disposizione dei più piccoli, sembra che l’isolamento sociale, ricreativo e formativo per molti bambini sia destinato a continuare’: in occasione del lancio del Rapporto sulla propria attività, Save the Children ha presentato i risultati di una ricognizione condotta sull’accessibilità dei centri estivi comunali o convenzionati per i minori in Italia.

In particolare, sono stati considerati 20 comuni capoluogo di regione andando a rilevare il periodo di avvio delle attività, le fasce di età dei bambini accolti, le tariffe e le agevolazioni e le esenzioni. Dall’analisi dei dati, “risulta chiaro un panorama frammentato in tutta Italia, con regole differenti in base ai comuni, che spesso crea confusione e marca le differenze tra Nord e Sud del paese”

“Non tutti i comuni – sottolinea Save the Children – sono stati pronti a partire appena è stato reso possibile dalle linee guida ministeriali; alcuni hanno centralizzato l’offerta e altri l’hanno delegata al privato e al non profit; diverse volte le informazioni non sono chiare, e non c’è uniformità nell’offerta del servizio per tutte le fasce d’età. Molti comuni riservano la possibilità di frequentare solo ai residenti, mentre altri hanno attuato buone pratiche per consentire anche ai bambini non residenti di accedere secondo alcuni criteri. Esistono discrepanze tra il costo che famiglie nelle stesse condizioni economiche devono sostenere a secondo del territorio in cui si trovano, così come diversi sono i parametri in base ai quali si valutano agevolazioni ed esenzioni per il pagamento, che in alcuni casi, come l’Isee dell’anno precedente, non fotografano la situazione economica attuale della famiglia.

“Il diritto all’educazione dei bambini non può essere lasciato sempre in fondo alla lista. Questa estate deve essere l’occasione per restituire ai bambini più colpiti dall’isolamento educativo le occasioni di socialità, di gioco e di apprendimento che sono loro mancate, per prepararli ad un rientro a scuola sereno’, afferma Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children commentando i dati sul monitoraggio dei centri estivi svolto dall’Organizzazione.

“Chiediamo – aggiunge – un impegno straordinario alle amministrazioni, alle scuole, alle istituzioni ad ogni livello per aprire nel mese di agosto e fino all’inizio dell’anno scolastico, spazi di gioco, educazione e di socialità per tutti i bambini, a partire da quelli che vivono nei quartieri più svantaggiati, utilizzando tutti i fondi stanziati dal decreto Rilancio, semplificandone se necessario le procedure di impiego. L’estate dei bambini non deve essere un tempo vuoto, ma un tempo ricco di opportunità”.

Riguardo poi ai costi, secondo i dati diffusi dal monitoraggio di Save the Children, i costi a carico delle famiglie per le attività estive dei figli, si diversificano in base al comune. Se è vero che l’attivazione del “bonus baby sitter/centri estivi” previsto dal decreto rilancio e richiedibile all’Inps arriva a coprire fino a 1200 euro a famiglia, “si tratta di un beneficio che è destinato alle sole famiglie in cui entrambi i genitori siano occupati e non è quindi accessibile alle famiglie che si trovano in maggiore difficoltà economica e che maggiormente avrebbero bisogno di supporto per poter dare la possibilità ai propri figli di accedere ad attività estive di educazione e socializzazione per recuperare il tempo perso durante il lockdown”.

A causa della crisi sanitaria divenuta poi crisi economica, come già sottolineato nelle settimane scorse dall’organizzazione, 6 genitori su 10 hanno fatto i conti con la riduzione temporanea dello stipendio, e quasi 1 genitore su 7 tra quelli di nuclei familiari più fragili, ha perso il lavoro a causa dell’emergenza.

“Paradossalmente – sottolinea l’organizzazione – se uno dei due genitori ha perso il lavoro, con esso ha anche perso il diritto a questa forma di sostegno che consentirebbe ai bambini di svolgere attività formative e ricreative importanti in questo momento, cosa non da poco se si considerano le profonde differenze in termini di costi che è possibile verificare sul territorio nazionale”. Inoltre le agevolazioni che si possono ottenere vengono spesso calcolate in base all’Isee dell’anno precedente (2019) che in molti casi non rispecchia una condizione economica nettamente peggiorata nel corso degli ultimi mesi a causa della pandemia.

Dai dati emerge una profonda differenza tra quei comuni che hanno scelto di centralizzare l’offerta e raccogliere direttamente le domande delle famiglie interessate (quali Bologna, Milano, Torino, Trieste, Trento, Aosta, Firenze, Ancona, Genova, Venezia, Campobasso) e quei comuni che hanno preferito delegare anche questi aspetti al settore privato o al terzo settore (come Napoli, Cagliari, Perugia, Palermo, Potenza e L’Aquila). Inoltre alcuni comuni hanno pubblicato dei bandi con Fondi per sostenere parte delle spese di gestione degli enti organizzatori e per supportare l’accesso gratuito delle famiglie più in difficoltà (Bari, Catanzaro).

“Nonostante l’impegno di tantissime organizzazioni del terzo settore, di molte scuole e amministrazioni locali, i centri estivi non riescono ad oggi a garantire opportunità educative, ricreative e motorie a tutti i bambini e agli adolescenti che in questo periodo ne hanno particolarmente bisogno – scrive l’organizzazione -. Le difficoltà nel garantire l’offerta estiva riguardano, naturalmente, le stringenti regole di sicurezza sanitaria che occorre assolutamente rispettare, le difficoltà di impiego delle risorse stanziate al livello nazionale e, come si evince dal monitoraggio, le grandi differenze di modalità di accesso e di tariffe che rendono estremamente complesso, in molti casi, per le stesse famiglie, orientarsi nella scelta. Ci auguriamo che nel mese di agosto lo spettro delle opportunità per i bambini possa ampliarsi ancora, con l’impegno delle istituzioni ad ogni livello, e che nel frattempo si prepari la riapertura delle scuole già dal primo settembre e il regolare avvio dell’anno scolastico in tutte le Regioni entro il 14 settembre”