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Centuripe, istituzioni e giovani a confronto tra legalità e contrasto alla mafia

CENTURIPE (EN) – Una mattinata intensa, quella trascorsa nel cortile del plesso Verga della locale Scuola secondaria di I grado. Un momento molto partecipato, per ricordare e celebrare le vittime della mafia, in modo particolare per ricordare la strage di Capaci, in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, sua moglie, anche lei magistrato, Francesca Morvillo e gli agenti della sua scorta, fino ad arrivare al giudice Paolo Borsellino e a tutti coloro i quali hanno sacrificato la loro vita compiendo il proprio dovere.

La dirigente Cinzia Giuffrida ha salutato la comunità scolastica ricordando che Giovanni Falcone ha perso la vita per una sola colpa, quella di aver voluto fare bene il proprio dovere, come uomo e magistrato. “Di quel maledetto e sanguinario 23 maggio del 1992 – ha detto la dirigente – molti siciliani e italiani hanno un ricordo nitido”.

In un discorso lucido e sempre più incalzante, ha posto uno scottante quesito: “E a noi, che ci sentiamo al di fuori di questa realtà, che non usiamo le armi, che non ci nascondiamo, chiedo, facciamo sempre il nostro dovere con diligenza, con l’orgoglio di lavorare tutti per il benessere collettivo, che supera ogni misero interesse personale? Agiamo sempre con lealtà? O qualche volta facciamo qualche sopruso? Facciamo finta di non vedere? Per la pace, per la nostra pace?”.

La dirigente ha ricordato poi le parole di Paolo Borsellino, ucciso solo 57 giorni dopo l’amico e collega Giovanni Falcone: “La lotta alla mafia – ha affermato – è innanzitutto un movimento culturale che abitua tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà, che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

Un passaggio, poi sul senso del sacrificio di Giovanni Falcone e di tanti altri, che nonostante la divisa sporca di sangue ebbero sempre una divisa pulita, perché onorata dalla lealtà e dall’onestà. “È la divisa – ha affermato – decorata dal privilegio di lavorare per lo Stato: magistrati, carabinieri, poliziotti, amministratori, insegnanti… tutti con la stessa divisa, decorata dall’orgoglio di essere al servizio della Res pubblica, cioè per il bene di ognuno di noi, non martiri ma eroi di ogni giorno. Difendere la legalità, la democrazia, la libertà, di ognuno di noi, questo è il dovere che dobbiamo compiere ogni giorno”.

Il sindaco Salvatore La Spina ha sottolineato l’importanza di ricordare questi sacrifici insieme a chi oggi rappresenta il futuro della comunità. “Il 1992 – ha detto – fu un anno terribile. Angoscia, paura, scoramento, ecco i sentimenti provati alla notizia della terribile strage. In quel momento noi tutti, siciliani e non, ci siamo resi conto che una forza potente stava danneggiando le nostre istituzioni. Le nostre città assomigliavano a città in guerra, desolate, vuote e senza turisti, presidiate dall’esercito e dalle forze dell’ordine. Abbiamo avuto la forza di riprenderci da quel terribile momento, e dopo trent’anni celebrare la Giornata della legalità vuol dire riconoscere che chi ha vinto, nonostante il sacrificio di tutte le persone che hanno perso la vita, è lo Stato composto dalla società civile, prima di tutto da voi giovani che crescete con una cultura che si chiama di antimafia”.

Gli alunni della scuola, sotto un caldissimo sole di maggio, hanno salutato i presenti. Gli alunni delle classi terze hanno presentato diversi brani musicali, tra cui “Pensa” di Fabrizio Moro, e “I 100 passi” dei Modena City Ramblers, in cui vengono ricordati Peppino Impastato e Aldo Moro.

Gli alunni tutti, infine, attraverso riflessioni, poesie e citazioni, in una sorta di staffetta della legalità, hanno ricordato il sacrificio di tanti eroi e l’importanza della cultura e dell’istruzione nella lotta contro la mafia. Sono stati ricordati tanti nomi, non tutti, sottolineando il dovere di ricordare sempre il sacrificio di questi eroi che hanno reso la nostra terra ancora più speciale.