Andando a rileggere le interviste e i discorsi ufficiali tenutisi in Parlamento nei mesi della prima emergenza da Coronavirus, è difficile non trovare un solo politico italiano, nazionale o regionale, che non si sia sperticato negli elogi più altisonanti nei confronti di medici e infermieri, professionisti che come prima dell’emergenza Coronavirus hanno continuato a fare il proprio dovere, rischiando anche la pelle come purtroppo testimoniano drammaticamente i numeri dei medici morti finora a causa della pandemia Covid 19, in Italia circa 170.
Durante i mesi del lockdown, medici e infermieri, quegli stessi che negli ultimi anni venivano puntualmente insultati e spesso picchiati durante il proprio lavoro, furono d’improvviso trasformati in eroi, perché nel panico dilagante creatosi a seguito della pandemia sono stati gli unici soggetti ai quali rivolgersi per aver aiuto.
Governo nazionale e Regioni, dopo anni di definanziamento del SSN e di tagli operati soprattutto a spese degli stipendi degli operatori sanitari, sembrarono rendersi conto della necessità di porre rimedio, parzialmente e tardivamente, a una politica orientata negli ultimi decenni a mortificare il lavoro di questa categoria di professionisti.
Sia con il Decreto Cura Italia che col Decreto Rilancio vennero stanziate risorse ad hoc, che sulla base della percentuale di riparto del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) per la Sicilia ammontavano a circa 36 milioni di euro, cifra che suddivisa tra l’enorme platea dei soggetti interessati (comparto sanità e dirigenza medica e sanitaria) equivale a una manciata di euro a testa, anche in considerazione della mancata defiscalizzazione degli incentivi avvenuta invece per altre categorie beneficiarie di bonus.
Fin dall’inizio Cimo Sicilia sottolineò come le risorse stanziate erano decisamente esigue in relazione alla platea dei beneficiari, rimarcando l’aspetto meramente simbolico del bonus riconosciuto agli operatori sanitari, tesi dimostrata dai conteggi di riparto scaturiti dall’emanazione di apposite linee guida da parte dell’Assessorato della Salute.
Il 24 giugno 2020 venne infatti siglato presso l’Assessorato Regionale della Salute il Protocollo di Intesa per l’adozione di linee guida regionali sui criteri dei fondi contrattuali del personale del SSR al quale dovevano seguire le trattative decentrate per la sua applicazione, previa ripartizione a livello regionale delle risorse stanziate. Da allora il silenzio più assordante.
Non c’è traccia della ripartizione dei Fondi contrattuali aggiuntivi alle varie Aziende Sanitarie, non c’è traccia di trattative decentrate per la distribuzione dei cosiddetti incentivi Covid e, soprattutto, non si è più parlato delle misure adottate dall’Assemblea Regionale che oltre alle risorse finanziate dallo Stato, aveva disposto un apposito bonus per gli operatori della sanità, previsto in Legge di Bilancio regionale.
Insomma, finora solo chiacchiere e nessuno atto concreto. Al di là della somma che alla fine andrà (o dovrebbe andare) a ciascun operatore sanitario impegnatosi nella lotta al coronavirus, appare chiaro che, finita la fase emergenziale, gli “eroi” sono stati rapidamente dimenticati, senza nemmeno un grazie, con la stessa rapidità con cui erano stati acclamati, per loro soltanto l’ennesima beffa.
Giuseppe Bonsignore
Cimo Sicilia