Giustizia

La chiusura del 36° congresso nazionale dell’Anm, tra gli ospiti Conte e Pif

Dibattito appassionato, nell’ultima giornata del 36° congresso nazionale dell’Associazione Nazionale Magistrati che si è svolto a Palermo. All’interno del Marina Convention Center sono continuati gli interventi dei congressisti da cui è emerso che, oltre al rimarcare temi anche già affrontati nel dibattito del giorno precedente, l’adesione dei magistrati a questo congresso non è stata solo numerosa ma anche appassionata e, in alcuni casi, non scevra da critiche soprattutto riguardo al ruolo e al peso delle correnti interne alla magistratura che rischiano, in alcuni casi, di condizionarne le decisioni, soprattutto quelle riguardanti l’attribuzione degli incarichi.

L’intervista a Pif: “Sempre più difficile far capire ai giovani quanto successo nel 1992”

“Quando ho saputo che il ‘faccia a faccia’ tra Meloni e Schlein sarebbe avvenuto il 23 maggio, ho capito che l’importanza di quanto è successo in quel giorno, del dolore che ha generato, probabilmente non riguarda tutta l’Italia ma, oggi, solo la Sicilia” queste sono state le parole di Pif intervistato dalla collega Elvira Terranova sul palco del congresso. “È sempre più difficile – ha proseguito Pif – far capire alle nuove generazioni l’importanza di quanto è accaduto in quel 1992, e non solo, un tempo che risulta essere molto lontano da loro. Falcone, Borsellino e quanti hanno perso la vita per mano della mafia devono essere ricordati come persone vive. L’antimafia non può essere un aggettivo da aggiungere alla professione ma deve essere una lezione di vita”.

Annunciato l’arrivo di Giuseppe Conte, presidente del M5S, terzo politico presente al congresso dopo gli interventi di ieri di Elly Schlein e Matteo Renzi.

“Questo congresso si tiene nel momento in cui il nostro paese è a un bivio. Il Governo, seppur sostenuto da partiti che individualmente esprimono una visione differente rispetto a questioni cruciali, è riuscito a trovare un punto di equilibrio, quello che io definii, il ‘pactum sceleris’, un compromesso di potere destinato a garantire la durata di permanenza al potere ognuno nelle proprie funzioni. Questo patto sta, di fatto, operato per modificare strutturalmente alcuni dei pilastri della nostra Costituzione stravolgendola, il sistema di governo nazionale, quello regionale, l’autonomia e indipendenza della magistratura e c’è il rischio di avere un premier che assommerà in se poteri rafforzati, una sorta di caudillo in versione italiana creando un sistema privo di reali contrappesi, esautorando la figura del Capo dello stato, emarginando il parlamento e, in prospettiva, assoggettando i magistrati al condizionamento del potere politico”. “Quello che vuole attuare il Governo oggi – ha proseguito Conte – è un ritorno alla figura del magistrato che sia sempre più simile a quella che aveva due secoli fa, quell’anacronistico ruolo di funzionario dello Stato senza potere e discrezionalità”.

Segretario generale dell’Anm presenta mozione di chiusura

È spettato a Salvatore Casciaro, segretario generale dell’Anm, presentare ai congressisti la mozione di chiusura in cui si legge che “non vi è dubbio che la dialettica tra i poteri tragga alimento dalla critica, che può e deve avere a oggetto anche i provvedimenti giudiziari, ma va ribadito che tale critica deve muovere dal rispetto reciproco, ispirarsi a continenza ed essere sempre motivata e ragionata, nell’interesse dello Stato e della fiducia che tutti i cittadini devono riporre nelle istituzioni democratiche” ma che “è dannosa per le istituzioni una critica che non parta dalle motivazioni del provvedimento giudiziario, e che sia fondata sulla ricerca nella vita privata del magistrato, di dichiarazioni o meri comportamenti che, talvolta travisati e comunicati ad arte, possano dare, all’opinione pubblica, l’impressione di un pregiudizio, di una partigianeria che ne ha guidato la penna”.

“Per questo – si legge nella mozione – dobbiamo interrogarci su quali siano i temi, le modalità e i contenuti più idonei a prevenire strumentalizzazioni e a evitare che le nostre voci si confondano con il rumore di fondo di un dibattito, spesso confuso e sgrammaticato, e finiscano per ingenerare ancora più confusione e disorientamento nei cittadini” oltre a “prendere atto che, per una parte dell’uditorio, le dichiarazioni rese dal magistrato vengono percepite quali espressioni di pensieri e valori riferibili all’intera magistratura e la comunicazione deve quindi adeguarsi a questo dato quanto a scelta dei temi, stile e contenuti”.

“L’unicità della magistratura – si legge ancora nella mozione – è valore fondante del nostro associazionismo: tale sua caratteristica ontologica è incompatibile con ogni possibilità di mediazione e trattativa sugli specifici contenuti delle riforme. La separazione delle carriere non è affatto funzionale a garantire la terzietà del giudice, ma appare piuttosto uno strumento per indebolire in modo sostanziale il ruolo del pubblico ministero e, conseguentemente, la funzione di controllo di legalità rimessa al giudice e lascia presagire che venga agitata come strumento di ritorsione e minaccia nei confronti della magistratura tutta” e che, separare giudici e pubblici ministeri, significa rischiare “di attrarre la magistratura requirente nell’orbita del potere politico e del controllo governativo, come avviene, in modo formale o sostanziale, in tutti i Paesi nei quali la magistratura è separata”.

“Quanto alle riforme costituzionali in materia di ordinamento giudiziario e di governo autonomo della magistratura, che hanno costituito tema del dibattito congressuale – si legge nella mozione – l’Associazione Nazionale Magistrati ribadisce la propria intransigente contrarietà alla separazione delle carriere e al complessivo indebolimento del CSM che ne costituiscono il contenuto principale” e che “è determinata ad assumere ogni utile iniziativa per informare l’opinione pubblica in ordine alla propria argomentata opposizione a tale riforma, ed invita da subito tutti gli iscritti ad una mobilitazione culturale e comunicativa che faccia comprendere i rischi che questa comporta per l’effettiva tutela dei diritti dei cittadini e per la scrupolosa osservanza delle loro garanzie costituzionali”. La mozione è stata approvata per acclamazione.