Sanità

Cirrosi epatica, in Italia si registrano circa ventunomila morti ogni anno

ROMA – Aderenza alla terapia di mantenimento, prevenzione di complicanze gravi quali encefalopatia e ascite, causa di gravi e ripetuti ricoveri, potenziamento dell’assistenza infermieristica territoriale, formazione del paziente e del caregiver, sostenibilità delle cure e conseguente aumento dell’aspettativa e qualità di vita. Questi gli argomenti discussi durante il convegno “La realtà italiana della cirrosi epatica tra terapie e impatto socioeconomico”, organizzato da Motore sanità.

“La maggior parte dei casi di cirrosi epatica – ha dichiarato Pierpaolo Sileri, Viceministro della Salute – è causata dall’abuso di alcol. Ma solo il 10% delle persone con dipendenza da alcol è stato preso in carico dai servizi del Sistema sanitario nazionale. È necessario intercettare tutti gli altri consumatori con danni da alcol, promuovendo l’importanza della diagnosi precoce e di campagne di informazione e sensibilizzazione. Il ministero della Salute ne attiverà presto una anche su Instagram”.

Ogni anno, secondo il Libro bianco della Gastroenterologia italiana, si verificano circa 21 mila decessi a causa dell’epatite C. “L’Italia – ha spiegato Gianni Testino, presidente della società italiana di Alcologia – presenta percentuali di mortalità per cirrosi tra i più elevati dell’Europa Occidentale (secondi solo alla Germania). Dopo l’inserimento in commercio dei nuovi farmaci antiepatite C si stima che la prima causa di cirrosi epatica sarà il consumo di bevande alcoliche. Già oggi l’alcol rappresenta il 70% di tutte le morti per cirrosi e la prima causa di trapianto di fegato. Fra le varie complicanze della cirrosi – ha aggiunto – certamente quella più difficile da gestire per le famiglie è l’encefalopatia con alterazioni comportamentali anche rilevanti. I pazienti cirrotici e in particolare quelli portatori di encefalopatia sono sottoposti a numerosi ricoveri. Per migliorare la qualità di vita e per ridurre i costi è necessario addivenire a una buona aderenza terapeutica attraverso una stretta sinergia fra servizio epatologico e famiglia”.

Oltre a un impatto sociale, l’encefalopatia epatica, ha anche un impatto economico sul Sistema sanitario nazionale. “Un recente studio basato su dati italiani di Real-world – ha dichiarato Saverio Mennini, professore di economia sanitaria – si è occupato di calcolare il burden economico relativamente ai costi sostenuti dal Ssn per le ospedalizzazioni dovute ad episodi di encefalopatia epatica conclamata. Lo studio riferisce che i pazienti con encefalopatia epatica sono caratterizzati da una storia clinica più severa di quella riportata in letteratura: l’incidenza di altri ricoveri dopo il primo risulta pari al 62%, più elevata di altri studi osservazionali italiani o di trial clinici. La probabilità di decesso al primo ricovero risulta pari al 32%. La probabilità di decesso, dei dimessi, per tutte le cause risulta pari al 29% nel primo anno e al 33% entro il secondo, generando un conseguente impatto economico per il Ssn pari a 13.000 euro per paziente. Riportando il valore a livello nazionale, comporterebbe una spesa di circa 200 milioni di euro per la sola assistenza ospedaliera”.