La leggenda che maggiormente coinvolge Catania, al mondo del mito in cui sono presenti anche elementi della realtà storica ebraica della città etnea, è quella che riguarda proprio il suo simbolo, l’elefante, ben rappresentato dalla statua in pietra lavica che da sempre siamo abituati a vedere collocata al centro di Piazza Duomo e che conosciamo con il suo appellativo dialettale di “Liotru”.
Questo nome gli deriva dalla corruzione, nella parlata popolare, del nome Eliodoro, personaggio semileggendario che si ha fondato motivo di ritenere sia vissuto nel VI secolo.
Si dice fosse un celebre mago ebreo, protagonista di tanti racconti frutto della più accesa e colorita fantasia popolare, nei quali appare come un personaggio burlone capace di schernire e prendersi gioco di chiunque.
Spesso le storie che lo riguardano raccontano di sortilegi e malefatte in danno dei propri concittadini, e lo dipingono a bordo del suo elefante, con cui si levava in volo. Non può sottacersi il sospetto che queste accentuazioni degli aspetti negativi della sua personalità, gli siano stati attribuiti da quella parte religiosa a cui era estraneo.
Comunque siano andate le cose, si dice che i catanesi abbiano ereditato, dall’arguto genitore dell’elefante, non solo il simbolo della città ma anche nel carattere la propensione alla burla e all’occorrenza la facilità alla derisione.
La fine della vita terrena di Eliodoro sarebbe sopraggiunta a seguito di una sorta di sfida-ordalia, in cui il XV vescovo di Catania Leone, detto “il Taumaturgo” vissuto dal 709 al 789 D.C. e che la Chiesa annovera tra i suoi santi, lo avrebbe combattuto.
I due dovevano passare tra le fiamme di una grande pira ardente, chi l’avrebbe attraversata indenne sarebbe stato il vincitore.
Il santo vescovo passò illeso tra le tremende vampate del rogo, mentre il mago ebreo, bloccato dalla stola del vescovo, venne avvolto dalle fiamme e ridotto in cenere.
Secondo la previsione e i patti della contesa la cittadinanza di Catania rimase fedele al suo Vescovo e alla dottrina cristiana, rifuggendo ogni tentazione di ritorno all’antico.
La sfida tra Leone e il perdente Eliodoro è dipinta nella grande tela custodita, ancor oggi, nella chiesa madre di Santa Maria di Licodia, opera di Matteo Desiderato, (nato a Sciacca nel 1752 e morto a Catania nel 1827) e in due piccoli dipinti custoditi, in Catania, uno nella sacrestia della Cattedrale e l’altro nel Museo Civico (sala 28 – III scomparto).
Quale sia stata la vera vita dell’ebreo Eliodoro non ci è dato sapere, perché troppi secoli sono trascorsi nell’indifferenza, verso la sua storia, ma l’iconografia di queste opere pittoriche mettono in luce, senza incertezza, che quest’uomo abbia rappresento l’anima ebraica catanese nel momento in cui veniva a essere scalzata dall’affermarsi in modo quasi totalitario della nuova religione cristiana.