L’elenco delle città devastate e degli obiettivi “militari legittimi” (quando invece sono state colpite anche scuole, ndr) – secondo i russi – si allunga ogni ora che passa.
Da Mariupol, una delle città assediate, sono fuggite (con mezzi propri) oltre 30 mila persone – l’ultimo censimento ha contato circa 450 mila residenti – e, secondo le autorità comunali, “l’80% degli edifici residenziali è stato distrutto”. Distrutto anche il teatro d’arte drammatica, adibito a rifugio antiaereo dall’inizio dell’invasione.
Ieri sera il ministero degli Affari Esteri (MFA) ucraino ha dato notizia di un asilo bombardato dai russi a Kharkiv, una città dell’Ucraina orientale e seconda per numero di abitanti, dopo Kiev.
Distrutta anche una scuola media a Merefa, una cittadina di 22 mila abitanti a trenta chilometri a sud est di Kharkiv.
La stessa scuola durante la seconda guerra mondiale era stata obiettivo di bombardamenti, ricostruita e distrutta di nuovo.
I russi non danno tregua nemmeno ai civili, mentre si spera in un accordo che potrebbe essere sottoscritto entro i prossimi dieci giorni.
Intanto che si consuma l’efferata violenza il governo ucraino si gioca anche la carta della comunicazione per informare il mondo di cosa accade nel proprio paese e per sensibilizzare la Nato e l’Europa ad essere più incisivi ad aiutarli a fermare Putin.
“Help us to stop it! Close the sky over Ukraine!”, scrive su Twitter il ministero degli Affari esteri ucraino, che tradotto nel linguaggio della diplomazia potrebbe significare l’inizio di un conflitto mondiale che sfuggirebbe di mano a tutti, come di fatto, sarebbe sfuggita di mano la diatriba tra Putin e Zelensky.
Tuttavia, c’è già un vincitore, ma nella guerra d’immagine. L’ex attore e produttore cinematografico risulterebbe il più “ascoltato” sui social. Solo su Twitter dall’inizio del conflitto ha collezionato oltre 5 milioni di follower. I fragili del video, prodotto e diffuso dal MFA, non sono tra questi. Ovviamente.