PALERMO – La battuta ci sta ma la questione è assai seria, perché in gioco c’è il futuro della Sicilia. Claudio Fava ha provato a squarciare i tatticismi del centrosinistra ed ha rilanciato il marchio di fabbrica, Cento Passi. Sono quelli che vorrebbe fare per costruire un’alternativa di governo e per sbarrare appunto il passo, ad una riedizione riveduta e corretta del centrodestra, che continua ad interrogarsi sulla riconferma del Governatore Nello Musumeci. Fava ha chiesto un passo svelto ai suoi alleati, veri e potenziali, ma finora ha ricevuto risposte di comodo. Il centrosinistra, i progressisti, cincischiano. Si trastullano tra il Campo Largo del Partito Democratico e la forza elettorale manifestata dai Cinque Stelle in diversi appuntamenti con il voto. Forza che spesso li porta a considerare la candidatura alla Presidenza della Regione una loro prima scelta. Fava ha così deciso di accelerare, di allungare il passo. Ma per il Psi la sua corsa si è già conclusa. Il segretario regionale dei socialisti Nino Oddo lo blocca ai nastri di partenza. La direzione indicata dall’attuale Presidente della Commissione regionale Antimafia è sbagliata. Si può e si deve fare di più ed Oddo è pronto a dare il suo contributo con tanto di nomi e cognomi.
Fava si è candidato alla Presidenza della Regione ed è anche disponibile alle primarie. Il Psi è interessato?
“Con tutto il rispetto per Fava, che rimane parte importante del centrosinistra, le mie preferenze vanno a Peppe Provenzano ed a Giancarlo Cancelleri”.
Perché Provenzano e Cancelleri avrebbero qualche chance in più?
“Li ritengo più adatti a raccogliere consensi in fasce più moderate dell’elettorato. Obiettivo imprescindibile per tentare di essere competitivi in Sicilia”.
Una candidatura alla Presidenza della Regione va definita, legata e collegata ad un progetto politico e ad una coalizione. Il Pd, da tempo propone il Campo Largo. Ma dopo il voto per il Quirinale è ancora attuale? E soprattutto è utile in Sicilia?
“Il Campo Largo promosso da Enrico Letta va nella giusta direzione. Peccato che arriva dopo anni di sciagurato perseguimento, da parte del Pd, di una velleitaria vocazione maggioritaria, che si è nutrita spesso della cannibalizzazione dei partiti minori della coalizione, col risultato che oggi in Sicilia quasi tutti non godono buona salute. Questo va riconosciuto. Il rapporto con i Cinque Stelle, invece, lo vedo proseguire, a prescindere dalle questioni romane”.
Lista autonoma per le Regionali? O saranno necessarie delle intese? C’è sempre lo sbarramento al 5% da superare per entrare nel Parlamento siciliano.
“Credo che, con le sole eccezioni del Partito Democratico e dei grillini, nessuna forza del centrosinistra possa puntare oggi, autonomamente, a superare uno sbarramento così alto. Prevedo un contenitore ampio che sia in grado di raccoglierle”.
La storia degli ultimi anni dice che siete stati sempre, o quasi, dall’altra parte rispetto al Pd. Come contraddizione non c’è male! Proviamo a sciogliere questo nodo politico?
“Non è cosi! L’anomalia in parte della provincia di Trapani è del Pd, che in questa parte di territorio è un partito guidato da un leader esterno, titolare di un proprio autonomo Movimento. Una conduzione che ancora adesso crea grande disagio a settori dello stesso Partito Democratico”.
Il leader esterno, con la tessera del Pd in tasca, è il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, avversario storico di Oddo prima a Valderice, poi ad Erice ed ora nel capoluogo. Finora ha vinto Tranchida che ha fatto del Partito del Territorio la sua bandiera e delle coalizioni civiche e trasversali gli strumenti operativi per avere la meglio al momento del voto. Tra qualche mese, neanche a dirlo, la tensione tornerà a salire perché si tornerà al voto ad Erice, città che è un tutt’uno con Trapani. Non a caso Oddo continua ad essere un fautore della fusione tra i due Comuni. Soluzione avversata da Tranchida.
L’imminente voto ericino potrebbe alzare l’asticella dello scontro. Erice si appresta ad essere un caso eclatante. Si parla di una sua candidatura in contrapposizione alla sindaca del Pd Daniela Toscano, fedelissima di Tranchida. Sarà davvero così?
“Non penso di candidarmi ad Erice. Sono, da vicesegretario nazionale e segretario regionale, molto impegnato su altri fronti. Stiamo davvero contribuendo alla formazione di una coalizione che raccolga sensibilità diverse e che si propone come alternativa all’attuale amministrazione”.
La tornata elettorale nel trapanese comprende anche il Comune di Petrosino, realtà ben conosciuta dai socialisti.
“Lì la situazione politica è ancora fluida, come ormai spesso avviene nei piccoli Comuni maggioritari”.
L’imprenditoria siciliana è preoccupata per l’utilizzo dei fondi. Fa bene ad esserlo?
“La tradizionale difficoltà della burocrazia regionale ad utilizzare le risorse europee non depone in effetti a favore di un grande ottimismo. Voglio sperare che stavolta saremo smentiti da un sussulto di efficienza dei nostri dirigenti. Ma tenuto conto del primo step – tutti i progetti bocciati -, temo il peggio”.
Non c’è sviluppo senza trasporti e per un’isola quelli aerei sono fondamentali. Catania e Comiso, oltre alla fusione, pensano anche alla privatizzazione. Palermo e Birgi invece? Solo silenzio?
“In passato ci sono stati anche per Birgi e Palermo segnali forti d’interesse da parte di soggetti imprenditoriali che operano nel settore. Sono stati, a mio parere, a torto scoraggiati. Oggi la crisi determinata dalla pandemia certamente ha un po’ raffreddato questi interessi. Mi auguro che presto gli imprenditori stranieri tornino a investire nei trasporti in Sicilia. Ne abbiamo assoluto bisogno”.