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Cleo Li Calzi: “Ricostruire i ranghi della Pa, richiamare pensionati non è soluzione”

PALERMO – In linea con le priorità People, Planet and Prosperity dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il Pnrr identifica diversi obiettivi che intervengano sulla riduzione del debito ecologico, sulla creazione di occupazione e sulla riduzione dei divari sociali, territoriali, generazionali. Il problema è che gli obiettivi devono essere raggiunti entro il 2026 e in Sicilia questo risultato sembra, per molti versi, ancora lontano. Ne parliamo con Cleo Li Calzi, responsabile Pnrr del Pd Sicilia.

Tra gli obiettivi del Pnrr vi è quello di rendere le Città metropolitane più verdi. Per la Sicilia sono stati stanziati circa 62 mln per la piantumazione in aree urbane e periurbane di circa un milione di alberi. Quanto sarebbe importante spenderli bene per città come Palermo, Catania e Messina?
“Il tema è nazionale. Per contrastare i problemi legati all’inquinamento atmosferico, il Pnrr ha stanziato 330 milioni per lo sviluppo di boschi urbani e periurbani prevedendo la messa a dimora di quasi 7 milioni di piante nelle 14 città metropolitane. Di questi, 1,7 mln dovevano essere piantate entro il 31 dicembre 2022. Come conferma la relazione della Corte dei Conti, nelle città siciliane questo obiettivo non è stato raggiunto”.

Dov’è il collo di bottiglia?
“Diversamente da quanto avviene per altri fondi, per il Pnrr la rata viene rimborsata dall’UE a conseguimento dei risultati fissati e non solo ad avanzamento della spesa. Per la missione 2 ‘Transizione ecologica’, il target per fine 2022 era di 1,7 alberi piantati. Come dichiarato dal Ministro Pichetto, la spesa non viene considerata ammissibile se si parla di semi che nell’immediato non contribuiscono a ridurre la pressione dell’inquinamento”.

Come Pd, vi siete mobilitati per porre l’attenzione sui rischi di non raggiungere gli obiettivi del Pnrr e sul tema della trasparenza. Quali sono stati i campanelli d’allarme?
“Il Pnrr è necessario per la ripresa dell’economia e ridurre i divari di cittadinanza tra territori. È un’occasione che non possiamo assolutamente perdere. Non può essere una questione di parte. Il Pd sta lavorando per contribuire a sollevare tutti i problemi che rischiano di far fallire il Piano, contribuendo alla soluzione”.

Negli ultimi giorni hanno fatto un grande clamore le affermazioni del governo sulla revisione del Pnrr e sul rischio di perdere alcune risorse. La Sicilia non è un esempio di tempismo e corretta allocazione delle risorse. Corriamo dei rischi?
“Il Pnrr non è solo risorse. Per attuare il Piano bisogna prima realizzare le riforme in esso previste e poi avere una visione complessiva di come realizzare il piano di intervento. Bisogna avere una visione complessiva, non inseguire il singolo bando. Le due R di Pnrr devono essere tradotte in Riforme e Responsabilità, altrimenti rimarremo solo ‘resilienti’ negli errori”.

Uno degli aspetti critici è quello delle competenze interne alla PA. Di pochi giorni fa la notizia che un terzo degli esperti Pnrr ha lasciato l’incarico perché poco retribuito e precario. Come ci si pone davanti a tale situazione?
“Il prerequisito per poter attuare il Pnrr è ricostituire i ranghi della PA carente di molte delle competenze che servono per realizzare gli stessi obiettivi cardine del Pnrr come la transizione ecologica e digitale. È stato un flop: contratti brevi e compensi iniqui hanno scoraggiato chi possedeva quelle competenze. Secondo la Ragioneria generale dello Stato, nel 2022 sono stati assunti solo 2.500 tecnici contro i 15.000 attesi. Non è una soluzione la decisione del governo di richiamare i pensionati pubblici e privati, prevedendo la possibilità di conferire loro incarichi di consulenza retribuiti. Ricordiamoci che il Pnrr è il motore del Next Generation e che uno dei suoi obiettivi è proprio il rinnovamento delle competenze nella Pa e la costruzione di una generazione futura”.