ROMA – “Sul nuovo Codice degli Appalti si gioca tantissimo del futuro dell’Italia. È una riforma pilastro ma non basta farla: va fatta bene. Pur dando un giudizio positivo sul testo approvato dal governo, riteniamo ci sia molto da migliorare. E se per farla bene e applicarla bene, serve più tempo rispetto alla scadenza del 31 marzo 2023, allora facciamola slittare al 2024 per la sua entrata in vigore”.
Il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ha approfittato ieri di un convegno organizzato dall’Ance per entrare nel merito di una riforma, quella del Codice degli Appalti che sta vedendo in questi giorni un confronto serrato tra Governo e operatori del settore.
Busia ha individuato i punti deboli della riforma: “Anac sostiene la semplificazione prevista dal nuovo Codice – ha chiosato -. Non condividiamo però alcuni punti: l’eliminazione di controlli con uso indiscriminato dell’in-house; l’innalzamento della soglia degli appalti a 500.000 euro per le stazioni appaltanti non qualificate; la soppressione delle verifiche sul conflitto d’interessi; l’uso generalizzato dell’appalto integrato senza motivazioni. Astrattamente l’appalto integrato è una bella cosa. Di fatto l’esperienza ci dice che non funziona. La stazione appaltante affida l’appalto e si ritrova un progetto diverso da quello pensato, con aumenti spropositati dei costi e contenziosi. E quindi ritardi infiniti. E rifacimenti continui che allungano i tempi di consegna”, ha aggiunto.
La possibilità di temporeggiare sull’entrata in vigore del Codice degli Appalti è stata condivisa anche da la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio: “Dobbiamo evitare quello che è successo nel 2016 – ha detto -, altrimenti lo shock normativo sarebbe una certezza”. Secondo infatti una scheda realizzata dall’Ance, nel 2016 l’introduzione immediata del vecchio Codice causò un blocco totale dei bandi di gara del 16,6%, con addirittura il 35% per quanto riguarda i comuni.
Per questo l’Ance ha chiesto che venga previsto un tempo adeguato per l’introduzione del nuovo Codice con un confronto con gli operatori del settore.
Al convegno “Cantiere Italia” era presente anche il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini il quale ha subito precisato che quella del nuovo Codice degli appalti “è una bozza assolutamente aperta, permeabile a qualsiasi suggerimento”.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato a fine anno e in esame preliminare, un decreto legislativo in attuazione dell’articolo 1 della Legge 21 giugno 2022, n. 78, recante delega al Governo in materia di contratti pubblici.
Per Salvini non è in discussione l’approvazione della riforma: entro il 31 marzo. Sulla sua entrata in vigore parla di una interlocuzione con l’Ue che al momento è ancora in corso: “Sull’entrata in vigore ci sono dei ragionamenti in corso con l’Ue – ha specificato il vicepremier e ministro – anche perché, solo per spiegarlo ai comuni, ci vorranno diversi mesi.
Sulle modifiche possibili al nuovo Codice, Salvini ha aggiunto che “nessun articolo per quanto mi riguarda è intoccabile” ma ribadisce lo spirito con il quale il Governo intende approcciarsi alla questione e l’obiettivo che è quello di combattere quelli che lui chiama i professionisti del no, “altrimenti questo paese non sarà mai moderno”.
“Se devo girare 20 uffici è più facile che si incontrino due interessi che vedano corrotto e corruttore incontrarsi, se invece di uffici che devo girare sono 2 è molto meno facile per il malintenzionato infilarsi”, ha concluso Salvini.