Giarre, Riposto, Milo, Zafferana, Santa Venerina. Sono questi i comuni maggiormente colpiti dalla cenere e dai lapilli dall’eruzione dell’Etna che ieri, 28 febbraio, in meno di un’ora sono stati ricoperti dalla coltre nera alta svariati centimetri che si aggiunge a quella dei giorni scorsi.
Ad essere centrato soprattutto il
comparto vivaistico su cui gravano anche i costi di pulizia. Lo rileva Coldiretti
Sicilia che con i suoi tecnici sta facendo un monitoraggio continuo su
tutta la zona etnea dove i fenomeni eruttivi provocano danni anche alle colture
nonostante gli effetti reali, soprattutto sugli ortaggi e sugli agrumi, saranno
visibili solo tra qualche tempo.
Problemi gravi invece sono sul comparto florovivaistico.
“Siamo in piena campagna commerciale – sottolinea Mario Faro, Imprenditore vivaistico Coldiretti -. Le piante prodotte nell’aerea etnea in questo momento raggiungono tutt’Italia quindi bisogna sostenere maggiori costi sia per una selezione sia per la pulizia che dev’essere fatta attentamente per i danni che potrebbero derivarne.
La manutenzione straordinaria va
fatta anche sulle serre e in generale su tutti gli strumenti di lavoro e questo
– aggiunge l’imprenditore – fa lievitare i costi aziendali. Bisogna avviare
l’iter per la richiesta di calamità naturale”.
Ma è tutta l’area etnea a subire i maggiori costi della pulizia – sottolinea
Coldiretti Sicilia – . Nelle strade per raggiungere le aziende, nei frutti che
devono essere puliti.
Sono costi aggiuntivi di un fenomeno inedito che ha colto alla sprovvista anche
i centri urbani, abituati alla cenere, ma non così copiosa.