Editoriale

“Colossale truffa” l’aumento carburanti

Sembrerà strano quello che scriviamo appresso, ma noi ragioniamo con la nostra testa – in modo giusto o sbagliato – e non con quella degli altri. Abbiamo quasi l’ossessione della ricerca della verità e cerchiamo di decifrare l’enorme quantità di informazioni che circola sui media sociali, sui quotidiani e in radio e televisioni.
La crisi ucraìna è la dimostrazione di quanto precede perché l’enorme aumento dei prezzi dei carburanti e, conseguentemente delle materie prime, non trova alcuna giustificazione in teorie economiche né in processi produttivi.
Anche in questo caso – come in altri precedenti analoghi – la speculazione ha trovato il modo di approfittare della debolezza dei sistemi politici per portare a casa extraguadagni e profitti del tutto ingiustificati.
È vero che il gas è aumentato a duecento euro per Megawattora; è anche vero che il barile di petrolio (158 litri) è aumentato da settantacinque a circa cento dollari, ma dobbiamo ricordare all’ignara opinione pubblica che le materie prime incidono sul prezzo finale per circa un terzo.

Su circa due euro – il prezzo medio di benzina e diesel – le imposte gravano per la metà, dunque esse non risentono della crisi ucraìna. I processi produttivi di raffinazione hanno lievi aumenti di costi dovuti alle materie prime, come già abbiamo scritto, ed anche a quelli energetici per il processo produttivo.

La conseguenza di quanto scriviamo è che gli iperbolici aumenti sono frutto di speculazione e non di un processo produttivo corretto. Ecco perché il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che si occupa di energia, ha urlato che quanto si è verificato in Italia è frutto di una “Colossale truffa”.
Il ministro, però, non ha specificato chi siano i truffatori. Mentre è del tutto evidente che i truffati sono cittadini, imprese ed enti pubblici.

La truffa urlata dal ministro non sembra comporti un reato penale, ma solo scompensi di mercato. Per cui ci auguriamo che il Governo ordini un’immediata indagine all’Autorità garante della concorrenza e del mercato, in modo da valutare se vi siano stati comportamenti distorsivi che hanno creato questi aumenti ingiustificati.

Poi, non si capisce per effetto di quale elemento, il gasolio – con un prezzo inferiore rispetto a quello della benzina di almeno il dieci per cento – in diversi casi abbia superato lo stesso prezzo del dieci per cento, cioè per un totale del venti percento.
Non abbiamo sentito organi di stampa, né media sociali, né radio o televisioni, che siano andati all’Unione Petrolifera per chiedere lumi su queste apparenti distorsioni, che magari avranno ragioni che l’opinione pubblica vorrebbe conoscere.

Prendiamo atto del predetto silenzio e pertanto uniamo la nostra voce a quella del ministro per chiedere conto di quanto avvenuto, che danneggia fortemente i membri di questa Comunità nazionale.
Sotto il profilo energetico, la Francia non ha avuto sussulti, la sua energia costa come prima, i suoi carburanti costano come prima. Cos’è, magia? No, semplicemente previdenza perché oggi tre quarti dell’energia francese sono prodotti dal nucleare.

L’ingiustificato ed enorme aumento del prezzo di energia e carburanti si associa all’inflazione e cioé all’aumento dei prezzi al di là di ogni limite ragionevole, che, come è noto agli economisti, deve oscillare intorno al due per cento, mentre ha raggiunto punte del sei/sette per cento.

Potrebbe essere probabile, a seguito della crisi ucraìna e all’aumento dei carburanti, una diminuzione dell’aumento del Pil, che alcune Agenzie di rating hanno già abbassato intorno al tre per cento ed altre al 2,5 per cento, il che farebbe scattare quel fenomeno che in economia si chiama stagflazione, cioè svalutazione del potere d’acquisto della moneta unito alla mancata crescita del Prodotto interno lordo.
Questo fenomeno è più pericoloso di una guerra armata perché è insidioso, nessuno lo vede, ma decima stipendi e pensioni, proventi e profitti; in definitiva, il poco di benessere che i cittadini hanno conquistato con grande fatica.
L’Unione europea, anziché fornire armi agli ucraìni, già per oltre un miliardo di euro, dovrebbe preoccuparsi della citata guerra economica endogena e porvi subito rimedio.