Gli integratori di lattoferrina (compresse in formulazione liposomiale o in spray intranasale) sono utili nel trattamento di pazienti positivi asintomatici al Covid o con lieve sintomatologia.
Lo riferisce uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of Enviromental Research and Public Health” dal titolo “Lactoferrin as Antiviral Treatment in COVID-19 Management: Preliminary Evidence”.
La ricerca è stata sviluppata attraverso una collaborazione tra l’Università di Roma Tor Vergata, della Università La Sapienza di Roma e della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA)
La ricerca fornisce una possibile risposta a tutti coloro che si scoprono positivi al nuovo coronavirus ma non manifestano sintomi o sviluppano solo sintomi lievi. Tra questi ci sono, ad esempio, raffreddore, dolori muscolo-scheletrici, alterazioni di gusto e olfatto o intestinali.
In questi casi non ci sono evidenze sul tipo di trattamento da seguire, che si limita di solito all’assunzione di generici antipiretici. Tutto questo nonostante i pazienti chiedano in che modo sia possibile potenziare le loro difese immunitarie per prevenire l’infezione virale.
La lattoferrina è una glicoproteina presente in tutti i fluidi corporei e nelle mucose, rilasciata dai nostri globuli bianchi (neutrofili) come componente fondamentale della cosiddetta immunità innata. Inibisce direttamente l’infezione virale legandosi ai siti dei recettori virali e alle cellule dell’ospite impedendo che il virus le infetti.
Si lega anche all’ormai famigerata proteina Spike del coronavirus. Inoltre, aumenta la risposta immunitaria sistemica all’invasione virale e ha funzioni antinfiammatorie indirette potendo legare anche il ferro libero che invece favorisce la replicazione del virus.
“L’idea di utilizzare la lattoferrina nei pazienti Covid-19 paucisintomatici e asintomatici è nata in relazione alle evidenze scientifiche già pubblicate nel 2011 sull’effetto protettivo della lattoferrina verso il SARSCOV e sulle proprietà antivirali globali della molecola studiate e confermate, sia in vitro che in vivo, nell’ultimo decennio”, precisa la professoressa Elena Campione dell’Università di Roma Tor Vergata.
“Le prove di evidenza in vitro sull’effetto neutralizzante della lattoferrina sul SARS-CoV- 2, già suggerite da vari gruppi di ricercatori sia in Italia che all’estero, hanno segnato una svolta decisiva, e sono state già confermate da simulazioni computazionali di docking e dinamica molecolare”.
È stato condotto durante le fasi cruciali della pandemia, quando ancora non era stato appurato il meccanismo d’azione del virus nello scatenamento incontenibile della tempesta infiammatoria.
“Alle evidenze scientifiche che hanno trovato spazio in vari articoli sul possibile impiego della lattoferrina nei soggetti positivi al SARS-CoV-2, si aggiungono quindi i risultati appena pubblicati”, spiega il professore Alessandro Miani, Presidente SIMA.
“Nel nostro trial clinico sono stati studiati soggetti Covid-19 positivi asintomatici e paucisintomatci, trattati con 1 grammo al giorno di una formulazione liposomiale di lattoferrina per via orale e in formulazione spray intranasale, rispetto ad altri due gruppi di soggetti, di cui uno trattato con la terapia standard e l’altro gruppo di asintomatici in buone condizioni a domicilio senza trattamento”, continua la professoressa Campione.
“Gli effetti del trattamento con lattoferrina sui sintomi Covid-19 sono stati osservati già dai primi giorni, con graduale scomparsa dell’alterazione o perdita del gusto (rispettivamente disgeusia e ageusia) e perdita dell’olfatto (anosmia). Anche i sintomi intestinali sono migliorati insieme ai dolori muscolari. Non sono stati rilevati eventi avversi dal trattamento”.
Inoltre, si legge ancora, “nei soggetti trattati con lattoferrina si è osservato un periodo pari a 14 giorni per ottenere la negativizzazione del tampone molecolare, rispetto ai 27 giorni dei soggettitrattati con terapia standard e 32 del gruppo non trattato. Infine, dagli esami ematochimici dei soggetti trattati con supplementazione di lattoferrina è emerso un decremento dei valori di ferritina, di interleuchina 6 e del dimero del fibrinogeno”.
“Questi risultati, seppure preliminari, rafforzano il razionale nell’impiego della lattoferrina, sia in prevenzione, che nel trattamento dei soggetti paucisintomatici Covid positivi, affetti da comorbidità, ancorchè vaccinati, per controllare gli effetti del virus sia nel breve che nel lungo periodo, ancora non del tutto chiariti. A tale riguardo, sono in corso ulteriori studi sul meccanismo d’azione della lattoferrina, nell’impedire la replicazione virale e l’invasione della cellula ospite e sul processo biochimico che sottende la funzione antivirale”, conclude Miani. (AGI)