Confermato il “no” ai supplementi vitaminici e all’idrossiclorochina, gli antibiotici vanno utilizzati solo in casi particolari. Inoltre, fondamentale rimane il monitoraggio della saturazione dell’ossigeno: sotto il 92% va valutato il ricovero e/o ossigenoterapia a casa.
Nelle fasi precoci di malattia, i medici di base possono indicare l’uso di monoclonali ed il paziente va indirizzato rapidamente ai centri regionali abilitati alla prescrizione.
Indicazioni anche per il trattamento dei bambini. Sono alcuni dei punti della nuova circolare del ministero della Salute che aggiorna le linee guida per le cure domiciliari dei pazienti Covid.
La nuova circolare “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da sars-cov-2” – firmata dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza – aggiorna la precedente. che risale al 30 novembre 2020. Tra le indicazioni si introduce dunque la valutazione sui pazienti da indirizzare nelle strutture di riferimento per il trattamento con anticorpi monoclonali. È raccomandato il trattamento nell’ambito di una struttura ospedaliera o, comunque, in un contesto che consenta una pronta ed appropriata gestione di eventuali reazioni avverse gravi.
Il trattamento con anticorpi monoclonali deve essere iniziato il più precocemente possibile rispetto all’insorgenza dei sintomi, e comunque non oltre i dieci giorni dall’inizio degli stessi.
Vengono inoltre date indicazioni più accurate sull’utilizzo dei cortisonici e specificati gli usi inappropriati dell’eparina (da utilizzare solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto) ed i farmaci da non utilizzare (ad esempio la clorochina, mentre non vanno utilizzati routinariamente i corticosteroidi).
L’eventuale utilizzo di antibiotici è invece da riservare esclusivamente ai casi nei quali l’infezione batterica sia stata dimostrata da un esame microbiologico.
La nuova circolare chiarisce inoltre il concetto di “vigile attesa” – punto sul quale si è molto dibattuto – nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, indicando che si tratta di una sorveglianza clinica attiva, con costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente.
In particolare, nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici si prevedono trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo o FANS in caso di febbre o dolori articolari o muscolari, a meno che non esista chiara controindicazione all’uso). Altri farmaci sintomatici potranno essere utilizzati su giudizio clinico.