Oggi il termine libertà oltre ad essere frequentemente abusato, in particolare dai giovani, è soprattutto interpretato soggettivamente e per questo molto spesso travisato. In nome di una “pseudo libertà”, ad esempio, molte persone in tempo di Covid non hanno sopportato le inevitabili restrizioni imposte dalla situazione e per questo non rispettano tuttora le regole, anche quelle minime, per evitare il contagio. In nome della libertà, purtroppo, sono in molti a non volere punti di riferimento nella propria vita, né regole da rispettare e a cui sottostare, preferendo fare tutto quello che vogliono: vivono facendo a meno di Dio e dei suoi comandamenti ed hanno cancellato dalla loro coscienza il senso del peccato. Non capiscono che anche la propria coscienza ha bisogno di un punto di riferimento, diversamente come può discernere ciò che è bene da ciò che è male, non solo per sé ma anche per gli altri? È questo il peccato di origine, di disobbedienza a Dio, di orgoglio e di superbia.
C’è l’esigenza, il bisogno, in ciascuno di noi, a qualsiasi età, di avere un punto di riferimento nella propria vita con cui confrontarsi, di un “padre” che ti incoraggi, ti ascolti, ti ami, che condivida le tue ansie e le tue paure, che stimi e approvi i tuoi progetti, che ti tenga per mano nei momenti più difficili della vita, ma soprattutto che ti insegni e ti aiuti a “camminare” da solo per le strade difficili di questo mondo e ad assumerti le tue responsabilità delle scelte che farai ogni giorno.
Un muratore affermava: “Se mi capitasse una donna che ci “sta”, perché non ci dovrei stare?”. Ed io gli ho risposto: “Anche a tua moglie se capitasse un uomo che ci sta, perché non ci dovrebbe stare?”. A questo ragionamento il muratore ha espresso tutta la sua contrarietà: lui riteneva di avere il diritto di tradire la moglie, ma pretendeva che la moglie gli fosse assolutamente fedele. Allora mi chiedo: chi è che deve decidere ciò che è bene e ciò che è male? Perché io devo fare quello che dici tu e tu, invece, non devi fare quello che dico io? Se non abbiamo un “metro” di misura uguale per tutti, come possiamo affermare che quella tale parete misura, ad esempio, 5 metri e non 8, oppure 7 passi dei piedi o 15 palme della mano? Se dovesse essere la propria coscienza a pronunciarsi su tutto, decidendo ciò che è bene e ciò che è male, l’umanità intera si ritroverebbe in un terribile caos esistenziale, perché ciò che è male agli occhi di alcuni, sarebbe ritenuto un bene per altri, e viceversa.
Per la legge italiana, ad esempio, non è un male l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi 90 giorni, ma dopo 90 giorni, anche di un solo giorno in più, 90 più 1, l’embrione viene tutelato dalla legge. Mi chiedo allora: può 1 giorno, fare la differenza sull’identità dell’embrione? E allora, perché non stabilire per legge anche il limite della vita di una persona? Possiamo far morire tutte le persone a 80 oppure a 90 anni, perché no?
Quel Dio invisibile, che tutte le religioni hanno cercato di conoscere, ha mandato in questo mondo l’Unigenito suo Figlio Gesù, unico “metro” dell’umanità, che ci “aiuta” a discernere, con il suo insegnamento, con il suo esempio, con la sua Parola, ciò che è bene da ciò che è male. L’evangelista Matteo racconta che, durante la Trasfigurazione di Gesù, dalla nube luminosa una voce diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”. (Mt 17,5).
Sono convinto al 100% che, come i bambini devono ascoltare i propri genitori, così l’umanità intera può discernere il bene dal male, solo ed esclusivamente, ascoltando e mettendo in pratica l’insegnamento di Gesù per vivere in comunione e nella pace con tutti la propria esistenza, senza divisioni e discordie.