Quella che viviamo oggi è decisamente l’epoca in cui lo sport è ormai diventato uno dei principali business a livello mondiale. Ed il calcio in particolare, che fra tutti è il più popolare in assoluto, non può che rendersi traino di questa tendenza. In Italia, ad esempio, si stima che l’intero indotto prodotto dal calcio e da ciò che ne deriva (eventi, media, sponsor etc.) si piazzi al quarto posto della speciale classifica dei settori economicamente più importanti del nostro paese.
Ne consegue – e anche ciò è per noi oggi una realtà consolidata – che la vita di un calciatore, piuttosto che di un allenatore e spesso anche di un dirigente, siano essi di livello altissimo o meno (sino alla soglia del professionismo o quasi, per intenderci), venga costellata di importanti e continue scelte da compiere. Nelle brevissime carriere lavorative degli sportivi (la media è intorno ai 10-15 anni) vi è infatti la necessità di riuscire a cogliere sempre le soluzioni economicamente più importanti. E il tutto va fatto provando a gestire la pressione e l’avidità di un ambiente che di fatto è una centrifuga di opportunità.
È senz’altro per tutte queste ragioni che, già verso la fine del XX secolo, in Italia e nel mondo è stata introdotta ed istituzionalizzata la figura del procuratore sportivo, ossia il vero e proprio curatore degli interessi degli atleti. In parole povere, si tratta di colui che di mestiere prova a creare o cogliere le famose “scelte giuste” dello sportivo. Nel calcio infatti, l’agente dei calciatori è una figura assolutamente centrale nella carriera di ogni professionista o aspirante tale.
E dato che, sul corretto operato, piuttosto che sulle reali competenze dei procuratori calcistici, si è spesso fatto un gran parlare, oggi – nel nuovo appuntamento di Innova Jobs – vogliamo “sfatare un po’ di miti” grazie al contributo dell’agente Gianluca Virzì, titolare della GV Talents Agent. Virzì è un noto procuratore calcistico catanese con una già lunghissima esperienza nel settore e diversi assistiti sia a livello locale (nelle categorie giovanili siciliane e nel dilettantismo), che nazionale. Sono parecchi infatti i professionisti dei quali cura gli interessi e che hanno deciso di affidarsi – o spesso sono stati seguiti e/o scoperti sin da piccolissimi – proprio alla sua agenzia.
Il mestiere del procuratore è infatti insito di ostacoli e difficoltà. Partendo dalla basi, ad esempio, cominciamo col dire che non tutti riescono a farlo. A scapito della passione di chi abbia voglia di intraprendere questa carriera, non esiste infatti ad oggi un vero e proprio percorso “didattico” da seguire. Vi è però, direttamente, l’esame al CONI da dover sostenere: “Sicuramente serve una grande preparazione, a 360° e di più ambiti”, esordisce Virzì. “Devi avere una grande cultura calcistica, questo è chiaro, ma bisogna anche studiare tanto. Tutto parte dall’esame obbligatorio per esercitare: chi riesce a superarlo viene diventa ‘agente sportivo presso la FIGC’. Ma non finisce lì, anzi: l’abilitazione è solo il primo tassello, creare tutto ciò che viene dopo è la vera sfida. Dati alla mano, considera che neanche il 10% riesce poi ad avviare una propria attività”.
E come è evidente che sia, l’agente “lavora bene” soltanto se ha molti clienti o se ne ha di importanti. Maggiore è il successo dello sportivo, maggiore sarà infatti quello del suo procuratore. Tuttavia, per Virzì in nessuno dei due casi tutto ciò arriva per caso: “Oggi avere una mentalità da professionista è davvero difficile. E mi riferisco sia al calciatore che al suo ipotetico agente. I ragazzi a 14 anni devono accettare determinate cose e fare sacrifici che non sono da tutti: sta a noi supportarli in modo adeguato cercando di fargli capire perchè devono investire su loro stessi e su un possibile futuro da pro. A malincuore devo dire che purtroppo tanti miei colleghi – o addirittura le famiglie stesse – cercano invece di fiutare l’occasione senza pensare realmente a cosa è meglio per i ragazzi. Dispiace tanto, perchè oltre a perdere dei talenti rovini anche il futuro altrui. E per me questo è il pensiero prioritario”.
Proprio a causa dell’avidità di alcuni, la figura del procuratore calcistico oggi è vittima del luogo comune dell’agente che sfrutta il talento in nome del denaro. Un atteggiamento e un modo di lavorare che, secondo Virzì, non porta lontani: “In questo ambiente (del calcio ndr) molti vogliono tutto e subito. Io posso dirti in tutta onestà che ai miei ragazzi dico sempre ‘meglio un passo indietro che correre troppo veloce’. Davanti a un’offerta più ricca ma poco convincente sul piano calcistico io consiglio sempre un’alternativa diversa. Magari molti pensano che, ad esempio, fare una stagione in D per un ragazzo che gioca in Primavera o non ha spazio in C sia un passo indietro: per me non è così. Se sei forte, il tempo ti darà ragione. Se sbagli scelta, l’allenatore o la squadra sbagliata, poi sei bruciato e magari avrai fatto più soldi nell’immediato ma non potrai più avere la carriera che sognavi. Sono i ragazzi che decidono poi per il loro futuro, ma orientarli a fare i passi giusti è nostro dovere professionale e non solo”.
Restando ancora legati al discorso luoghi comuni, in conclusione è impossibile non chiedere ad un agente calcistico come vive il frenetico periodo del calciomercato, ormai da tempo diventato anche oggetto di dibattito o addirittura di intrigante storytelling fra tifosi, addetti ai lavori ed appassionati: “Non sarò certo il primo a dirti che il mercato non lo si fa soltanto durante le sessioni ma è un qualcosa fatto di rapporti che durano tutto l’anno. Vorrei poterti descrivere una giornata-tipo durante le sessioni di trasferimento dei calciatori ma risulterebbe parecchio confusionaria (ride ndr). Diciamo soltanto che è un periodo molto impegnativo e pesante. Le relazioni con i dirigenti come ti dicevo solitamente vanno avanti tutto l’anno, magari quelli sono invece i periodi dove bisogna lavorare di più a livello psicologico, a livello strategico. A volte devi quasi trasformarti in un attore. Una trattativa è infatti come una partita a scacchi: ad ogni mossa corrisponde una reazione, chiara o dubbia che sia. Spesso però anche l’attesa, o la scelta che non fai, risultano essere le opzioni vincenti. Per esperienza posso garantirti comunque che i contratti migliori si fanno quando non te lo aspetti, quando sono i dirigenti a chiamare te per un ragazzo. In quel caso c’è già un’altissima probabilità che la trattativa si chiuderà e sarà anche alle tue condizioni. Certo, naturalmente anche in queste situazioni la bravura e la competenza dell’agente fanno la differenza…”.
Le stesse che servono oggi a chi vuole svolgere al meglio questo affascinante, seppur difficile, mestiere: quello di aiutare i talenti a diventare dei veri campioni.