Economia

Commercio, per Geraci, Biden dialogherà con la Cina

“Il vero problema che avvertono i cinesi nell’elezione di Biden è la visione ideologica del neo presidente, la sua fede nel liberismo commerciale e la difficoltà ad accettare che un paese comunista possa superiore dal punto di vista economico e tecnologico agli Usa”.

Lo dice il palermitano Michele Geraci, professore di “Practices in economic policies” nella Nottingham University a Ningbo e professore associato alla New York University a Shanghai, testimone diretto dell’osservatorio privilegiato Asia e Atlantico.

“Tuttavia, al di là della propaganda – aggiunge Geraci – il dialogo sui temi commerciali continuerà. Trump aveva firmato, il 15 gennaio scorso, gli accordi commerciali di Fase I con la Cina, confermando la volontà di mantenere i traffici commerciali con l’Asia, in particolare Cina dove, l’Fmi stima una crescita del Pil nel 2020 dell’+1,9%, che io stimo invece al 3%”.

“Nella visione americana – prosegue Geraci – Usa e Cina devono dialogare per non danneggiare interi settori produttivi e non intaccare negativamente i propri dati di import ed export”.

Positive e negative le possibili conseguenze per l’Italia.

“Biden – spiega – non ha la fissazione del deficit commerciale, di cui l’Italia beneficia nei confronti degli Usa. Non dimentichiamo che questo paese rappresenta la metà del nostro surplus commerciale, quindi è probabile adotti una politica più ‘leggera’ con l’Unione Europea sul commercio. D’altro lato, però, è probabile che Biden spinga per un approccio sempre più liberista nel commercio, favorendo i paesi agili, con leggi sul lavoro flessibili, modello anglo-sassone. I paesi in ritardo a livello tecnologico o con ancora il mito del lavoro fisso come l’Italia, saranno penalizzati se non si adotteranno le necessarie contromisure”.

In ultimo, ma non meno importante, il ruolo dell’Europa visto dalla Cina.

“All’ideologia di Biden dobbiamo contrapporre in Italia, e soprattutto in Europa, una visione pragmatica e fattuale, basata su numeri e statistiche, e più cooperativa con gli altri due blocchi, Asia e America. Alla contrapposizione è preferibile la ricerca di settori industriali su cui una cooperazione è possibile, come la rete ferroviaria European Bbe”, conclude Geraci.