PALERMO – Il Comune “versa in una situazione in cui non sussistono risorse sufficienti, e correlativamente i presupposti di legge, per approvare in equilibrio il bilancio di previsione 2021/2023 e i successivi”. A certificare uno stato dei conti da far tremare le vene e i polsi è la seconda relazione del ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile sull’esercizio finanziario 2021, contenuta in una delibera di Giunta affissa venerdì scorso all’Albo pretorio.
La delibera in questione è stata trasmessa al Governo Draghi e alla Regione Siciliana, al Parlamento, alla Prefettura, al Consiglio comunale, ai Revisori dei conti e perfino alla Corte dei Conti, con l’auspicio evidente di trovare una soluzione nazionale alla crisi economico-finanziaria che attanaglia il capoluogo siciliano. Tant’è vero che tra le soluzioni proposte c’è la riscossione della Tari nella bolletta elettrica nella speranza di porre un freno agli altissimi tassi di evasione fiscale. Una modifica normativa che passa da un decreto del Governo insieme all’Authority per l’Energia elettrica.
“I decrescenti tassi di riscossione delle entrate proprie – ha scritto Basile – restituiscono obblighi di accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde) che precipitano il bilancio dell’Ente in una condizione di insanabile precarietà e strutturale squilibrio”.
Quel che è ormai certificato, dunque, è che le casse di Palazzo delle Aquile sono in profondo rosso. L’elenco delle criticità messo nero su bianco da uffici e Ragioneria fa venire i brividi e non è imputabile soltanto alla pandemia: l’emergenza Covid-19 si è sommata all’evasione fiscale, alle anticipazioni di tesoreria, al Fondo debiti commerciali, alla situazione economico-finanziaria delle società partecipate, al Fondo rischi spese legali, al Fcde, al rendiconto 2020 e all’equilibrio patrimoniale.
Il sindaco Leoluca Orlando ha inviato al Governo Draghi anche una lettera, firmata nelle vesti di presidente dell’Anci Sicilia con l’intento di allargare il discorso a tutti i Comuni siciliani che non riescono a chiudere il bilancio di previsione 2021.
A oggi neanche le norme speciali sul dissesto dei Comuni potrebbero salvare il Bilancio 2021: “Non può escludersi anche – ha sottolineato Basile – che l’eventuale necessitato ricorso alle procedure speciali previste per gli enti dissestati sotto il profilo funzionale potrebbe comunque non consentire al Comune di Palermo, a legislazione vigente, l’approvazione di un bilancio stabilmente riequilibrato conforme ai principi contabili, soprattutto relativamente agli obblighi di accantonamento al Fcde”.
Per capire la gravità della situazione basta scorrere i numeri snocciolati dalla Ragioneria, a partire dalle anticipazioni di tesoreria che il Comune non riesce a restituire come prima: “In questa sede, in cui si è doverosamente segnalato il mancato perdurante mancato reintegro dell’anticipazione di tesoreria e/o dei fondi a destinazione vincolata, che determina uno squilibrio di cassa strutturale, la spesa per interessi passivi è passata da 1,2 mln impegnati a tale titolo nel 2019 a 2,4 mln programmati nel 2020, con un incremento esponenziale pari al 93,31%”.
Al 31 dicembre 2019 il Fondo perdite società partecipate era pari a 81,5 mln: 7,3 mln per i disallineamenti tra i debiti e i crediti con l’amministrazione, 49,2 mln per coprire le perdite del bilancio 2017 dell’Amat, 4,2 mln per le perdite dell’Amat negli anni precedenti, 4,3 mln per il bilancio 2018 dell’Amat e 16,2 mln per il bilancio 2018 della Rap. Nel 2019 il Fondo rischi spese legali era in calo di 9,6 mln (dagli 85,9 mln del 2018 a 76,3), prima della bomba sganciata di recente dall’Avvocatura comunale che ha rivisto al rialzo l’importo complessivo fino alla cifra “abnorme” di 128,2 mln (+51,9 mln), dei quali 43 ancora effettivamente da accantonare. Per non citare il rendiconto di gestione 2020, che si è chiuso con un disavanzo di amministrazione di 50,7 mln, o il Fcde, che presenta un disavanzo da recuperare di 307,8 milioni che il Comune dovrà pagare a rate (da 20,5 mln l’anno) fino al 2035: una pesantissima ipoteca sui prossimi tre sindaci.
Le perdite registrate dal 2016 (anno in cui è scattato l’obbligo di approvazione del bilancio consolidato) al 2019 raggiungono la cifra monstre di 880,5 mln. Tra le soluzioni che l’Amministrazione vorrebbe adottare, oltre alla Tari in bolletta (che però passa da un decreto interministeriale), ci sono: modifiche alle prescrizioni normative sulla contabilità degli Enti locali (ma anche queste dipendono da Roma), ritenute in alcuni casi “di estremo rigore e fortemente penalizzanti per le Amministrazioni locali”; azioni legali per “definire a quali soggetti devono essere imputati e richiesti gli extra costi derivanti dall’impossibilità di conferire in discarica (a Bellolampo, nda) i rifiuti con richiamo alla competenza regionale in tema di impiantistica”; tagli ai costi delle partecipate; accordi per risolvere i contenziosi giudiziari in corso e abbattere il Fondo rischi spese legali.
“L’Amministrazione comunale – ha concluso laconicamente la delibera di Giunta – non può che prendere atto della circostanza segnalata circa l’impossibilità giuridica per il Comune di Palermo di approvazione del bilancio di previsione 2021/2023 in condizioni di equilibrio”.