PALERMO – Il Comune sarebbe in dissesto funzionale. Non sarebbe cioè più in grado di garantire neanche i servizi essenziali. A metterlo nero su bianco sarebbe stata una nota interna della Ragioneria generale, che avrebbe anche sottoposto all’Amministrazione comunale una maxi delibera di 140 pagine con cui si dichiarerebbe non più percorribile la strada del pre-dissesto. Questa procedura, infatti, è praticabile soltanto quando si rischia il dissesto finanziario, quello cioè dovuto ai debiti, che consente di varare un piano di risanamento. La situazione del capoluogo siciliano, invece, sarebbe ben più grave, al punto che non ci sarebbero alternative al dissesto funzionale, con il quale tuttavia nessun piano di riequilibrio sarebbe possibile.
L’assessore al Bilancio Sergio Marino sarebbe propenso ad andare avanti sulla strada tracciata dal sindaco Leoluca Orlando e non avrebbe alcuna intenzione di firmare la delibera della Ragioneria. Il gruppo Oso, composto da Giulia Argiroffi e Ugo Forello, è pronto a contrattaccare presentando una delibera di iniziativa consiliare che riporti parola per parola la nota del ragioniere Paolo Bohuslav Basile. “Dichiarare il dissesto – ha scritto Forello su Facebook – è obbligatorio. Abbiamo depositato noi la delibera del Ragioniere generale che Marino si rifiuta di presentare. Tutti, sindaco, Giunta e segretario generale, sapevano che stavamo andando al dissesto, lo sapevano e lo hanno tenuto nascosto. E questo è gravissimo. Si confermano incapacità e anche totale inaffidabilità. Noi lo ripetiamo da anni, sulla base della lettura dei bilanci, che questo raccontano, e oggi lo certifica il ragioniere generale del Comune, esattamente colui che è deputato a farlo: il Comune di Palermo è al dissesto”.
A rincarare la dose ci ha pensato la Regione Siciliana, che ha deciso di prendere in mano la situazione inviando un’ispezione a Palazzo delle Aquile. “L’accertamento – si legge in una nota diffusa nella giornata di ieri – disposto dagli assessorati delle Autonomie locali e dell’Economia, su richiesta proveniente da organismi istituzionali, è volto a verificare, con riferimento alle competenze della Regione, eventuali gravi irregolarità contabili-amministrative dei bilanci del Comune, sulle quali, secondo le notizie pubblicate dagli organi di stampa, è parallelamente in corso un accertamento di natura penale”. Palazzo d’Orleans fa riferimento all’inchiesta sui presunti falsi in bilancio degli anni 2016, 2017, 2018 e 2019.
La nota prosegue evidenziando che “i funzionari regionali incaricati (Angela Di Stefano, Giuseppe Petralia e Angelo Sajeva) verificheranno, in una prima fase, l’attendibilità dei dati sui residui attivi e sulla capacità di riscossione dei tributi comunali, con particolare riferimento ai dati che scaturiscono dall’ultimo Rendiconto di gestione approvato dal Consiglio comunale”.
L’Amministrazione Orlando rischia così di ritrovarsi tra l’incudine e il martello: da una parte l’inchiesta della Procura, dall’altra le difficoltà a chiudere il Bilancio di previsione 2021. In mezzo, la delibera sul dissesto funzionale che piomberà a Sala delle Lapidi gettando nuova benzina sul fuoco di una situazione resa già incandescente dalle delibere propedeutiche al Piano di riequilibrio (se mai si farà): prima il Piano triennale 2020/2022 con lo stralcio della Linea A del tram e le polemiche che ne sono conseguite, poi la delibera che cancella le esenzioni e le agevolazioni Tari, che ha fatto andare su tutte le furie non soltanto l’opposizione in Aula ma anche sindacati e associazioni.
“Inaccettabile e preoccupante – hanno scritto in una nota congiunta le associazioni che gestiscono i beni confiscati, da Libera ad Addiopizzo, dalla Fondazione Falcone al Centro Pio La Torre – che al rischio di dissesto finanziario del Comune di Palermo si risponda con proposte che vorrebbero far cassa alle spese di chi andrebbe piuttosto sostenuto. Le mozioni che prevedono l’azzeramento delle agevolazioni Tari oggi applicate agli enti che gestiscono beni confiscati e ai commercianti vittime di racket, così come a soggetti vittime di marginalità sociale, dimostrano ancora una volta come, invece di colpire i grandi patrimoni, si preferisca gravare su chi è più fragile o chi sia adopera per il bene pubblico, non riconoscendone l’impegno di utilità collettiva, per di più allo scopo di racimolare una cifra non determinante”.
Dionisio Giordano, segretario generale Fit Cisl Sicilia, spera ancora che il default si possa scongiurare: “I Bilanci comunali a rischio – ha affermato – determinano inefficienza in tutti quei servizi direttamente dipendenti dalle risorse pubbliche e connessi ai servizi per la collettività, per questo ribadiamo che Palermo non merita il fallimento. Lanciamo un appello per una forte coesione sociale, una profonda unità d’intenti tra le forze politico-istituzionale, le parti datoriali e le parti sociali della città, una vera e propria ingegneria sociale che faccia prevalere il coinvolgimento con senso di responsabilità e non interessi di parte”.
Sabrina Figuccia, consigliere comunale della Lega, attacca invece a testa bassa: “Ormai – ha detto – lo stesso ragioniere generale lo ha conclamato: il Comune è fallito, grazie, aggiungo io, alla scellerata gestione della banda Orlando. Però, adesso il conto più salato rischiano di pagarlo i palermitani più fragili e in difficoltà”.