Inchiesta

Comuni: estate senza i Bilanci di previsione 2023 Di proroga in proroga, tutti rinviati a settembre

ROMA – Sembrano essere sempre in bilico le situazioni economico-finanziarie degli Enti locali nazionali, tanto che in molti non riescono neanche ad approvare il Bilancio di previsione e per questo sono stati… rinviati a settembre. Il 15 settembre per l’esattezza, data che il Governo ha imposto come nuova scadenza per la presentazione dei documenti contabili che ormai, a tre mesi dalla fine dell’anno, di previsionale avranno ben poco.

Si tratta insomma, dell’ennesimo segnale della fragilità di un sistema che non riesce a operare entro i termini previsti dalla legge e ha necessità di collezionare proroghe su proroghe. L’ultima, come accennato, è arrivata proprio pochi giorni fa con una nota del ministero dell’Interno: “Differito al 15 settembre prossimo il termine per l’approvazione del Bilancio di previsione 2023/2025 da parte degli Enti locali, secondo quanto prevede l’articolo 151, comma 1, del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti locali (Decreto legislativo n.267/2000)”.

A disporre il tutto, come evidenziato, “il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sentita la Conferenza Stato-Città e Autonomie locali, presieduta dal sottosegretario di Stato all’Interno Wanda Ferro e previa intesa con il ministro dell’Economia e delle Finanze, con proprio decreto del 28 luglio 2023”.

“Ai fini del differimento del termine – hanno concluso dal Governo – sono state considerate anche le difficoltà connesse all’insediamento dei nuovi Consigli comunali e alle eccezionali urgenze che i Comuni hanno dovuto affrontare in occasione degli eventi atmosferici straordinari che hanno colpito molti territori del Paese”.

Tutto vero, gli Enti locali hanno dovuto senza dubbio affrontare grandissime difficoltà e inoltre, è bene sempre precisarlo, quanto descritto è ampiamente previsto dalla legge, dunque non v’è nulla di irregolare. Il problema sta però nella programmazione, in una gestione dei Comuni che diventa sempre più critica e in una crescente difficoltà da parte di amministratori e burocrati nel far quadrare i conti. Difficoltà che sono state espresse al Governo che, di conseguenza, ha approvato questa ennesima proroga spostando il termine ultimo per il via libera ai Previsionali dal 31 luglio al prossimo 15 settembre.

I termini di legge prevedono l’approvazione del Rendiconto entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello di riferimento e del Preventivo entro il 31 dicembre dell’anno precedente ed è evidente che per molti Comuni sono stati anche quest’anno superati.

Un canovaccio, quello scandito dalle innumerevoli proroghe, che come scritto più volte dal nostro quotidiano è divenuto quasi tradizione, ma che scaturisce da una precisa richiesta delle Amministrazioni locali e in particolare Associazione nazionale comuni italiani (Anci) e Unione province d’Italia (Upi). Come da legislazione vigente l’articolo 151, comma 1, del Tuel dispone che gli Enti locali deliberano il bilancio di previsione finanziario, riferito a un orizzonte temporale almeno triennale, come già accennato, entro il 31 dicembre e il suddetto termine può comunque essere differito, in presenza di motivate esigenze, con decreto del ministro dell’Interno, d’intesa con il ministro dell’Economia e delle Finanze, sentita la Conferenza Stato-città e autonomie locali.

Per l’anno in corso il prescritto termine del 31 dicembre è stato prorogato, con il parere favorevole espresso in Conferenza da Anci e Upi, prima al 31 marzo 2023, ulteriormente differito con la legge di bilancio alla data del 30 aprile 2023, prorogato ancora, sempre in Conferenza Stato-Città e Autonomie locali al 31 maggio 2023 e infine al 15 settembre.

“Con il ministro Piantedosi – ha spiegato in occasione della precedente proroga il sottosegretario di Stato all’Interno, Wanda Ferro – abbiamo recepito le sollecitazioni provenienti dai tanti sindaci che hanno evidenziato le vulnerabilità finanziarie degli Enti locali e le difficoltà nel contesto attuale nel ricercare gli equilibri di bilancio. Una condizione che si aggiunge a quella pure evidenziata da Anci e l’Upi, con nota del 29 maggio scorso, che hanno formalizzato al ministro dell’Interno l’esigenza di voler considerare, per uno opportuno spostamento del termine al 31 luglio prossimo, sia i gravosi eventi alluvionali che hanno di recente colpito ampi territori dell’Emilia-Romagna, sia i complessi impegni organizzativi necessari per lo svolgimento delle consultazioni elettorali amministrative”.

“Oltre ai Comuni emiliano romagnoli alluvionati e agli Enti coinvolti nelle recenti elezioni – ha aggiunto sempre in occasione della proroga a fine luglio il presidente dell’Anci Antonio Decaro – la richiesta arriva alla luce delle difficoltà di ricerca di equilibri di bilancio, accentuati per molti Enti dagli effetti degli incrementi dei prezzi energetici che influenzano direttamente gli oneri per l’esercizio di servizi essenziali”.

Ma, come detto, tutto ciò non è bastato e pochi giorni fa è stata portata sul tavolo del ministero un’altra nota firmata da Province e Comuni: “Continuano a pervenire – è stato scritto sul documento – numerose richieste di differimento del termine per la deliberazione dei Bilanci di previsione 2023-2025, anche considerati i ritardi relativi all’insediamento dei nuovi Consigli comunali e gli straordinari eventi atmosferici che hanno colpito molti territori del nostro Paese. Le chiediamo, pertanto, un ulteriore differimento del termine al 15 settembre”. E così è stato.

Uno scenario, quello venutosi a creare anche quest’anno, che si riverbera sui servizi resi ai cittadini. Senza Bilanci approvati, infatti, entra in gioco la cosiddetta gestione provvisoria in cui scattano precise limitazioni nella gestione degli Enti locali: dallo stop all’indebitamento alla necessità di impegnare soltanto spese correnti ed eventuali uscite correlate ad altri interventi di somma urgenza, ferma restando la possibilità di ricorrere all’anticipazione di tesoreria. Previsto inoltre un vincolo mensile di impegnabilità, corrispondente a un dodicesimo degli stanziamenti del secondo esercizio del bilancio di previsione deliberato l’anno prima, ridotti delle somme già impegnate e del fondo pluriennale vincolato. Sono escluse le spese tassativamente regolate dalla legge, quelle non suscettibili di pagamento.

Si naviga quindi a vista, riducendo le spese all’essenziale e, di fatto, rinunciando a una programmazione degna di questo nome. Come già detto, è vero che i Comuni italiani sono stati interessati da enormi difficoltà – come dimostrano anche gli incendi che hanno duramente colpito la Sicilia e che nelle ultime ore stanno interessando la Sardegna – ma la soluzione non può essere procedere di proroga in proroga. Serve piuttosto un maggiore dialogo fra Governo e Autonomie locali, per cercare soluzioni che non si ripercuotano sui servizi resi ai cittadini.

Documento cardine attorno a cui ruota la vita di un’Amministrazione: stabilisce gli interventi pubblici e come sostentare le attività comunali

Uno strumento essenziale per comprendere le strategie di un Ente

ROMA – Ma cos’è esattamente e perché è così importante il Bilancio per un Comune? Lo spieghiamo avvalendoci di OpenPolis, sito web dell’omonima Fondazione che tratta con grande cura “i dati che riguardano il potere, la politica, l’economia, i territori e le comunità locali”.

Si tratta dell’insieme dei documenti “che regola l’attività economica e finanziaria di un’Amministrazione comunale. In altre parole è la gestione delle entrate e delle spese di un Comune nel corso di un anno solare. Si tratta di uno dei cardini intorno al quale ruota la vita dell’amministrazione. Da un lato, infatti, permette di pianificare gli interventi pubblici che un Comune vuole mettere in atto, analizzando le uscite relative. Dall’altro serve a rendicontare entrate, ovvero gli strumenti per sostentare le attività comunali, e le spese per l’erogazione dei servizi”.

Nello specifico, “il Bilancio di previsione (o Bilancio preventivo) è un documento programmatico tramite il quale l’Ente comunale autorizza le uscite che i singoli assessorati potranno sostenere nel corso dell’anno seguente (esercizio). Queste spese vengono messe in relazione alle entrate che il Comune prevede di avere, in modo da fornire una giusta copertura finanziaria delle spese. Anche i Comuni infatti sono Enti che concorrono alla stabilità dei conti pubblici, mantenendo la regola dell’equilibrio di bilancio. In pratica, la differenza tra entrate e uscite totali deve riportare un saldo non negativo. Inoltre, le spese correnti devono essere finanziate da entrate correnti e il debito può essere aperto esclusivamente per le spese di investimento, come ad esempio la costruzione di nuove infrastrutture”.

“I Bilanci dei Comuni italiani – aggiungono da OpenPolis – sono divisi in due serie storiche distinte: quelli fino al 2015 (cosiddetta serie non armonizzata) e quelli che iniziano a partire dal 2016. A partire da quell’anno, infatti, è entrata in vigore la riforma che muta il modo di rappresentare le entrate e le spese (cosiddetto bilancio armonizzato). Questo cambiamento ha permesso di avere una maggiore omogeneità dei bilanci e dei rendiconti redatti dagli enti locali, allineandosi alla direttiva dell’Unione europea relativa a questo ambito. Ogni anno i Comuni inviano i propri bilanci alla Ragioneria Generale dello Stato, che mette a disposizione i dati nella Banca dati amministrazioni pubbliche (Bdap)”.

“Per la redazione dei Bilanci – evidenziano ancora da OpenPolis – gli Enti locali devono attenersi a delle regole contabili uniformi, definite all’interno del Decreto legislativo 118/2021. Si tratta di linee guida che riguardano numerosi aspetti, dall’attendibilità delle informazioni inserite alla continuità della pubblicazione. Sono necessarie per garantire dei bilanci attendibili e confrontabili tra gli enti. Analizzare e confrontare questi dati permette di comprendere a pieno su cosa punta l’Amministratore per migliorare la qualità della vita e i servizi in un determinato territorio”.