AUGUSTA (SR) – “Alle regioni che più soffrono la presenza di eserciti, basi e poligoni militari, lo Stato ‘corrisponde un contributo annuo da destinarsi alla realizzazione di opere pubbliche e servizi sociali nei comuni nei quali le esigenze militari (compresi particolari tipi di insediamenti) incidono maggiormente sull’uso del territorio e sui programmi di sviluppo economico e sociale’. Ciò avviene anche per Augusta e gli altri comuni siciliani ‘militarmente importanti’?”.
È il quesito che Gianmarco Catalano, esponente del Coordinamento Punta Izzo Possibile, pone attraverso una nota all’Amministrazione comunale di Augusta e agli altri Comuni della regione che ospitano insediamenti militari. Infatti le regioni e i comuni gravati da istallazioni e attività militari, hanno diritto a contributi ed entrate ordinarie da parte dello Stato.
Il Comune di Augusta, per l’elevata militarizzazione del proprio territorio, rientra tra quegli enti locali a cui questi contributi devono essere regolarmente corrisposti. Lo stesso vale per i restanti comuni siciliani, tra i quali spicca Melilli, classificati dal legislatore come “militarmente importanti”.
A prevederlo è il Codice dell’ordinamento militare (d.lgs. 66/2010), che affida ad appositi decreti governativi il compito di determinare, ogni cinque anni, l’elenco delle regioni “maggiormente oberate dai vincoli e dalle attività militari” e i criteri per la fissazione degli indennizzi.
“Lo scorso 9 settembre – scrive Catalano – la Conferenza Stato-Regioni ha espresso il proprio parere favorevole sullo schema di decreto del Ministro della Difesa (di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze) che ha fissato i parametri ai fini della corresponsione del contributo dello Stato alle regioni a statuto speciale, tra cui la Sicilia, per il quinquennio 2015-2019. A questi enti territoriali lo Stato ‘corrisponde un contributo annuo da destinarsi alla realizzazione di opere pubbliche e servizi sociali nei comuni nei quali le esigenze militari (compresi particolari tipi di insediamenti) incidono maggiormente sull’uso del territorio e sui programmi di sviluppo economico e sociale’. Ai comuni con popolazione fino a centomila abitanti, ‘in cui esistono insediamenti militari’ italiani o Nato – prosegue il rappresentante di Punta Izzo Possibile – , sono inoltre ‘corrisposte entrate ordinarie da parte dello Stato’ sulla base del numero di abitanti e del personale militare residente”.
“Alle luce di queste premesse, – conclude Catalano – ci chiediamo se il Comune di Augusta e i restanti comuni siciliani ‘militarmente importanti’ abbiano mai percepito questi contributi e, se del caso, a quali fini e progetti siano stati destinati. Rivolgiamo questa domanda all’amministrazione comunale megarese e alle altre amministrazioni siciliane interessate, affinché si rendano edotti i cittadini sull’effettiva corresponsione di tali somme agli enti e sulla loro destinazione a fini sociali. Al riguardo, ricordiamo che analoghi quesiti erano stati sollevati da associazioni e comitati ambientalisti ed ecopacifisti, oltre quattro anni fa, in occasione di una conferenza pubblica sui temi della militarizzazione e del rischio nucleare nel porto di Augusta. Spiace constatare che, dinnanzi all’indifferenza delle amministrazioni locali, fino ad oggi tutti gli appelli e interrogativi sono caduti nel vuoto”.
Abbiamo provato a contattare per una replica il sindaco di Augusta, Giuseppe Di Mare, ma non abbiamo avuto riscontro.