Cresce il numero dei Comuni sciolti per mafia in Sicilia negli ultimi mesi. L’ultima amministrazione a essersi aggiunta alla lista, in ordine temporale, è quella di Castiglione di Sicilia, in provincia di Catania, lo scorso 24 maggio.
La proposta di scioglimento era giunta in Consiglio dei ministri in occasione dell’ultima riunione su proposta del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e avallata da Palazzo Chigi.
Per i prossimi 18 mesi, nella località posta alle pendici nord-orientali dell’Etna, lavoreranno tre commissari straordinari, nominati dal Prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi. Si tratta del viceprefetto Mariella Salerno, del viceprefetto aggiunto Fulvio Alagna e del funzionario economico finanziario Mirella Portaro che assumeranno i poteri di Consiglio comunale, sindaco e Giunta.
Quello di Castiglione di Sicilia è il secondo scioglimento per mafia di un Comune nell’Isola nel corso del 2023. La stessa sorte era toccata, nel febbraio scorso, all’amministrazione di Mojo Alcantara, in provincia di Messina, località per ironia della sorte distante appena 6,4 chilometri da Castiglione. Anche in quell’occasione, come da protocollo, era stato il Consiglio dei ministri ad adottare il provvedimento di scioglimento (qui il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale).
Nel complesso, nel 2023, sono 3 i Comuni sciolti per mafia nell’intero territorio nazionale. Tutti fanno parte del Meridione. Due di questi, come detto, si trovano in Sicilia. La terza amministrazione nella quale durante l’anno sono state accertate infiltrazioni mafiose è quella di Scilla, in provincia di Reggio Calabria.
Secondo la relazione del Ministero dell’Interno aggiornata all’anno 2021 sull’attività delle Commissioni per la gestione straordinaria degli Enti sciolti, su 50 Comuni commissariati in Italia, 16 sono stati “oggetto di ripetuti provvedimenti dissolutori conseguenti a fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso“.
In base alle elaborazioni di OpenPolis, dal 1991 (anno in cui è stata approvata la legge sui commissariamenti per mafia) al 2021 la Sicilia ha registrato il terzo numero più alto di scioglimenti di Comuni per mafia, ben 89. Peggio dell’Isola, nel corso del trentennio, hanno fatto la Campania (seconda) con 114 commissariamenti per infiltrazioni mafiose e la Calabria (prima) con 127 commissariamenti. Tra questi dati vanno contati anche i casi di “recidività”, con lo stesso Comune che è stato sciolto più volte nel corso degli anni.
Ma come funziona il processo che porta allo scioglimento di un Comune per infiltrazioni mafiose? Come detto in precedenza, la misura è stata introdotta per la prima volta in Italia nel 1991 con il decreto legge n.164 ed è attualmente disciplinata dal Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti locali (Tuel), con relativo decreto legge entrato in vigore nel 2000.
In presenza di un possibile rischio di condizionamento mafioso, il Ministero dell’Interno provvede a nominare una commissione d’indagine prefettizia. Dopo un accertamento approfondito da parte della commissione, il Prefetto è tenuto a inviare gli esiti al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza e al ministro dell’Interno. Sarà quest’ultimo, poi, a inviare la proposta di scioglimento al Consiglio dei ministri.
A intervenire è poi il presidente della Repubblica con relativo decreto, attraverso il quale viene ordinata la composizione di una commissione composta da tre membri. I tre commissari si occuperanno della gestione del Comune sciolto per mafia per i successivi 18 mesi, periodo che può essere esteso al massimo a 24 mesi. Al termine del commissariamento, i cittadini saranno chiamati a elezioni per eleggere il sindaco e il Consiglio comunale.
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