Nella Sicilia del futuro, una terra in cui la siccità è destinata a incidere in maniera sempre più profonda nella vita delle persone, quanta acqua verrà destinata alla produzione di energia elettrica? La domanda si staglia sullo sfondo di un disegno di legge che il governo Schifani ha di recente approvato in giunta e che prossimamente finirà all’Ars. Riguarda la disciplina che regola le cosiddette concessioni idroelettriche, settore che in Sicilia ancora è regolato da un decreto regio del 1933.
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Che la Regione sia in netto ritardo sull‘adeguamento delle norme, che individuano anche i canoni che le grandi società energetiche sono tenute a pagare per l’utilizzo dell’acqua, non lo dice solo il calendario. A dare una scossa nei mesi scorsi per arrivare alla scrittura di un ddl, stando a quanto ricostruito dal Quotidiano di Sicilia, è stato il timore di vedere arrivare a Palermo un commissario ad acta inviato dal governo nazionale. D’altronde a prevedere che l’Ars intervenisse già tanto tempo fa era stato il decreto Bersani nel 1999, trattandosi di una materia la cui competenza rientra tra quelle concorrenti tra Stato-Regione.
La proposta per le concessioni idroelettriche in Sicilia, presentata dalla giunta Schifani, prevede un aumento dell’importo dei canoni a carico dei concessionari. Ma anche una serie di novità in materia di affidamento delle stesse possibilità di utilizzare l’acqua in Sicilia. Una volta varate le regole, tuttavia, spetterà poi alla politica capire come e in che misura assentire alle proposte che arriveranno dai big dell’energia.
Il disegno di legge mette nel mirino le concessioni legate a impianti di potenza superiori a tremila chilowatt annuali. Al momento, stando ai dati in possesso della Regione, sono 28 le concessioni idroelettriche in Sicilia, ma l’unica grande derivazione è quella in mano a Enel Green Power Italia a Castiglione di Sicilia. Denominata Alcantara 2 e di potenza che sfiora i cinquemila chilowatt, fu rilasciata nel 1941 e scadrà nella primavera del 2029.
La proposta apprezzata dal governo Schifani prevede – così come richiesto dal decreto Bersani – l’introduzione di gare d’appalto pubbliche per l’affidamento delle concessioni. Una posizione che, come sottolineato nella relazione descrittiva del ddl, tiene conto anche della direttiva europea Bolkestein del 2006. La durata delle concessioni, inoltre, sarà fissata tra i 20 e i 40 anni, con una possibile ulteriore proroga di dieci anni.
Il ddl rivede al rialzo anche le somme che i titolari delle grandi concessioni dovranno versare alla Regione. Al momento facendo riferimento al regio decreto 1775 del 1933 e agli aggiornamenti che anno dopo anno vengono fatti in funzione degli adeguamenti Istat in Sicilia ogni concessionario è tenuto a pagare 16,74 euro a chilowatt.
La proposta che finirà all’Ars vede innalzare la cifra a 57,47 euro per chilowatt, per quanto riguarda la componente fissa del canone. A questo bisognerà aggiungere “una componente variabile pari al 5 per cento dei ricavi normalizzati dell’anno precedente, determinati in base al rapporto tra la produzione dell’impianto e il prezzo zonale dell’energia elettrica, al netto della quota monetizzata dell’energia ceduta”.
Il decreto Bersani, fino a oggi non recepito dalla Sicilia, prevede inoltre che i concessionari debbano corrispondere alla Regione una somma pari alla monetizzazione di 220 chilowatt all’ora per ogni chilowatt di potenza nominale media avuta in concessione. “Al fine di evitare la doppia contribuzione del concessionario – si legge nella relazione – la monetizzazione della cessione gratuita di energia elettrica alla Regione Siciliana verrà decurtata dalla componente variabile del canone in capo al concessionario”.
Il documento contiene anche una previsione sugli introiti derivati dalle concessioni idroelettriche in Sicilia. Tenendo conto delle tariffe aggiornate al 2024, Enel Green Power dovrebbe corrispondere oltre 412mila euro alla Regione. Una cifra non da poco, specialmente se si considera che al momento, a fronte di una potenza autorizzata di poco superiore a 32mila chilowatt, la Regione incassa poco più di mezzo milione.
Il ddl prevede che la maggior parte delle entrate vengano girate dalla Regione alle ex Province e poi da lì ai Comuni interessati dalla concessione. “I Comuni dovranno destinare detti ricavi per erogazione di contributi in favore di nuclei familiari residenti nel comune beneficiario che si trovino in condizione di disagio economico ed efficientamento energetico di utenze intestate all’amministrazione comunale beneficiaria”, viene spiegato nella relazione che accompagna la proposta legislativa.
Il testo contiene indicazioni anche per quanto riguarda la gestione non solo delle concessioni ad acqua fluente, quelle in cui nella fase di produzione dell’energia elettrica l’acqua viene rilasciata, ma anche i cosiddetti sistemi di pompaggio puro. Si tratta di impianti in cui l’acqua viene utilizzata in un’ottica di riciclo, per evitare sprechi.
L’intenzione della Regione è quella di cedere la gestione delle dighe ai colossi dell’energia tramite gare pubbliche e in cambio di precise condizioni: “Le società interessate potranno avanzare apposita istanza nella quale si impegna a procedere a propria cura e spesa agli interventi di manutenzione straordinaria necessari al ripristino della piena funzionalità della diga da dove derivare l’acqua con cui alimentare la centrale idroelettrica a ciclo chiuso; ad. assumere l’onere di gestire con personale e mezzi propri la diga regionale, garantendo l’erogazione dei servizi per cui l’invaso è stato costruito (idrico, irriguo o misto) secondo quanto previsto in fase di progetto dalla Regione Siciliana”.