Cronaca

Concorso Forestali, dopo lo scandalo non c’è alternativa: via al decreto di annullamento

Il concorso per agenti forestali è arrivato al definitivo capolinea: il dipartimento regionale alla Funzione pubblica ha pubblicato il decreto di annullamento della procedura che a fine 2023 era finita all’attenzione dei media nazionali, dopo che il Qds per primo aveva fatto emergere le zone d’ombra nell’iter di selezione.

Dalla divulgazione in anticipo dei risultati della prova scritta al caso del candidato primo in graduatoria risultato figlio del dirigente che aveva designato il presidente della commissione, lo scandalo è stato talmente grande da spingere il Governo Schifani ad annunciare l’avvio dell’istruttoria per invalidare il concorso.

Un percorso che nell’ultimo mese ha registrato le resistenze di quanti – soprattutto tra i primi 46 idonei – hanno ritenuto l’iniziativa eccessiva rispetto alle legittime aspettative. Per la Regione, però, non ci sono alternative.

Concorso dei Forestali, il conflitto d’interesse e l’annullamento

All’origine dell’annullamento del concorso c’è il conflitto d’interesse riconosciuto nella posizione di Giovanni Salerno, l’ex numero uno del Corpo forestale regionale che nel 2022 individuò in Salvatore Di Salvo la persona che avrebbe dovuto presiedere la commissione giudicatrice. Salerno, però, si sarebbe dovuto tirare indietro per via della partecipazione alla procedura da parte del figlio. Tra gli accertamenti disposti dal Governo, a scandalo ormai esploso, c’è stata anche la verifica del fatto che il dirigente generale fosse – si legge nel decreto – “a conoscenza o avrebbe dovuto esserlo, della circostanza che il proprio figlio aveva presentato domanda”.

Per la Regione “la violazione dell’obbligo di astensione inficia la legittimità del Decreto di nomina della commissione di concorso e di tutti gli atti della procedura di seguito posti in essere” e di conseguenza l’unico epilogo possibile è l’annullamento.

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Le proteste dei candidati

Dal 9 al 19 febbraio, i partecipanti al concorso hanno avuto la possibilità di visionare gli atti del procedimento e presentare memorie scritte. I rilievi fatti dai candidati, tuttavia, non sono bastati a far mutare l’indirizzo preso dalla Regione. “Nelle memorie gli interessati assumono una posizione sfavorevole all’annullamento dei decreti di nomina della commissione esaminatrice con conseguente caducazione, per invalidità derivata, di tutti gli atti posti in essere dalla stessa – viene ricostruito nel decreto a firma Madonia – senza tuttavia dimostrare, pienamente e idoneamente, dal punto di vista della vigente normativa e della correlata giurisprudenza, come l’acclarato vizio di legittimità della composizione della commissione non si rifletta, viziandoli ab origine, sulle operazioni di svolgimento della prova scritta e sui suoi esiti”.

Per i candidati, la Regione avrebbe dovuto distinguere “la posizione dei candidati collegati al soggetto in conflitto di interesse dalla posizione dei candidati estranei alla vicenda”, ma per il Dipartimento della Funzione pubblica “secondo la giurisprudenza amministrativa non è possibile, in ragione degli effetti travolgenti del vizio rilevato, distinguere la posizione dei singoli partecipanti alla procedura”.

A non sortire effetto è stata l’osservazione circa la non dimostrata incidenza negativa della commissione nel risultato della prova scritta, considerato che si trattava di un test a risposta multipla sottoposto tramite l’uso di tablet. “La giurisprudenza indica espressamente che, nei casi di rilevato conflitto di interesse, gli atti devono ritenersi viziati indipendentemente dal fatto che il conflitto abbia influito sul contenuto dei provvedimenti e, nel caso di specie, sull’andamento delle prove concorsuali”, è stata la risposta.

L’immagine della Regione e l’ipotesi Tar

All’origine del provvedimento di annullamento del concorso dei Forestali c’è la volontà di sgombrare il campo da ogni sospetto, in una vicenda che comunque rappresenterà una macchia nella gestione della pubblica amministrazione regionale. “Si ritengono prevalenti gli interessi del ripristino della legalità, della tutela dell’immagine e della reputazione dell’amministrazione regionale oltre che quello della tutela dell’imparzialità dell’azione amministrativa, vulnerata – viene riportato nel decreto del 13 marzo – dalla potenzialità astratta della lesione della parità di trattamento e quindi dal solo sospetto di una disparità”.

Adesso, quindi, per i candidati non rimane che adire le vie legali e ricorrere al Tar. “Avverso il presente provvedimento è proponibile ricorso giurisdizionale al competente Tribunale amministrativo regionale da presentarsi entro il termine perentorio di 60 giorni dalla sua pubblicazione o – viene ricordato – ricorso straordinario al presidente della Regione da presentarsi entro il termine perentorio di 120 giorni”.