SIRACUSA – Trasformare la Sicilia in un polo capace di attrarre le imprese a capitale estero che investono in Sicilia, fidelizzandole e supportandole, anche con l’attivazione di un servizio di customer care loro dedicato con l’obiettivo di creare le condizioni per aumentare gli investimenti nei territori in cui già operano. È questo il fulcro del Protocollo d’intesa firmato da Confindustria, Regione Siciliana e Confindustria Sicilia. A sottoscrivere l’accordo sono stati la vice presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria, Barbara Beltrame Giacomello, l’assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana Girolamo Turano e il presidente di Confindustria Sicilia Alessandro Albanese.
L’intesa si inserisce nell’ambito di un percorso nazionale di retention e di sensibilizzazione sull’importanza delle imprese a capitale estero non solo su aspetti strettamente economici, ma anche su programmi di sostenibilità ambientale, economia circolare e welfare, su cui Confindustria è impegnata da anni. La Regione Siciliana, dal canto suo, è impegnata a promuovere sul territorio un’offerta di servizi Suap per semplificare le procedure e contenere i costi negli Enti coinvolti. Ha inoltre varato il Piano di sviluppo strategico delle Zes per la Sicilia Occidentale e Orientale che darà impulso alla strategia regionale in materia di attrazione degli investimenti in Sicilia. Attraverso la collaborazione a livello territoriale tra Confindustria e Confindustria Sicilia si vogliono far emergere le eccellenze e le best practice delle imprese a capitale estero già presenti nei territori italiani intensificando anche i rapporti con altre associazioni datoriali europee e internazionali al fine di attrarre investimenti esteri. L’Istat recentemente ha osservato che, nel primo trimestre 2022, la Sicilia è stata la regione che ha fatto registrare il più alto aumento dell’export, il 72%, che rappresenta un punto percentuale dell’intero export del Paese, grazie soprattutto al settore dei prodotti petroliferi che a Siracusa vengono raffinati.
“Un distretto produttivo – ha detto Barbara Beltrame Giacomello, vice presidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria – ha successo se c’è un proficuo e regolare confronto e interazione tra le imprese estere, le nostre rappresentanze territoriali e le istituzioni regionali che si occupano di programmazione e sviluppo. Saper dialogare è importante, perché consente di anticipare le crisi e di cogliere per tempo nuove opportunità di investimento. È ora necessario fare un passo avanti per consolidare ed ampliare il contributo delle imprese a controllo estero allo sviluppo produttivo ed occupazionale del Paese. Chiediamo quindi di attivarci a livello nazionale per avviare una serie di incontri annuali con i ceo globali delle imprese estere per attrarre nel nostro Paese parte degli investimenti strategici che si stanno pianificando ora e nel prossimo futuro. Altri Paesi, come la Francia, organizzano incontri di questo tipo con grande successo ed i tempi sono maturati perché anche l’Italia inizi un suo percorso”.
“Il quadro geopolitico così mutevole e precario – ha evidenziato Girolamo Turano, assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana – impone alle istituzioni e al mondo produttivo locale un impegno maggiore sul fronte dell’attrazione degli investimenti esteri. È chiaro che la crisi nell’Est Europa insieme all’instabilità del Nord Africa e del Medio oriente potranno fare della Sicilia una validissima opzione per investitori stranieri. È dunque fondamentale farsi trovare pronti: come Regione abbiamo portato a casa le Zes siciliane che sono uno straordinario strumento per la competitività della Sicilia, c’è il lavoro fatto in questi anni con la Farnesina sull’internazionalizzazione delle imprese e oggi si aggiunge questo protocollo con Confindustria che ci impegna non solo sul fronte della sinergia strategica ma anche nel campo della formazione delle imprese e delle figure professionali e della capacità di analisi degli scenari. L’obiettivo è tornare ad essere l’orizzonte degli investitori esteri”.
“L’attrattività del sistema-Sicilia – ha detto Alessandro Albanese, presidente di Confindustria Sicilia – è un tema fondamentale da affrontare per garantire sostegno e sviluppo al tessuto di piccole e medie imprese, per recuperare il gap di competitività e produttività che le separa dal resto del Paese. La Sicilia sembra stia tornando ad esercitare una forza attrattiva all’estero. Ma se è vero che questo è un segnale positivo di ripresa, è pur vero che la porzione degli investimenti diretti esteri destinati alla Sicilia rimane comunque limitata. L’obiettivo deve essere quello di accogliere e trattenere le multinazionali. E noi con questo protocollo d’intesa, abbiamo già fatto un pezzo di strada”.
Il protocollo d’intesa è stato definito “un fondamentale punto di partenza” da Diego Bivona, presidente di Confindustria Siracusa, che ha auspicato l’avvio di “un più ampio quadro di iniziative che oltre a favorire il dialogo, serva a mettere in risalto quelle condizioni ambientali che gli imprenditori privilegiano quando decidono dove investire: legalità, certezza del diritto, infrastrutture materiali e immateriali, percorsi e tempi autorizzativi, servizi essenziali quali la sanità, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti”.
Non casuale la scelta di Siracusa per la firma del protocollo, per l’alta aggregazione di aziende multinazionali, non solo numericamente, ma soprattutto per fatturato: nel periodo pre-pandemia il 61% dell’export regionale proveniva da questo territorio (il 12% del Mezzogiorno). “Qui – ha aggiunto Bivona – è inequivocabile la vocazione all’export di un territorio che per anni ha attratto investitori soprattutto multinazionali, trainando l’economia siciliana, grazie alla collocazione geografica, al centro del Mediterraneo, alle favorevoli condizioni climatiche, alle infrastrutture portuali, ma anche grazie alla laboriosità delle maestranze locali che hanno acquisito negli anni un know-how apprezzato ed esportato anche all’estero”.
Le difficoltà vissute dall’economia siciliana sono da ricercare, secondo il presidente di Confindustria Siracusa, in due cause principali: in primo luogo “le carenze di infrastrutture di collegamento, sia interno che esterno, di cui abbiamo sempre sofferto, ma che hanno assunto un peso sempre maggiore poiché è aumentato il gap con altri territori, diventando fanalino di coda in Italia, mi riferisco ovviamente alla Tav e al Ponte sullo Stretto”.
Hanno inciso anche le difficoltà di dialogo tra l’industria e la politica registrate nel recente passato. “Soprattutto sono stati respinti – ha aggiunto Bivona – investimenti e nuovi investitori, non solo nel settore del petrolio e della chimica, ma nel settore dell’economia del mare e del turismo, stimati in circa due miliardi di euro solo nel siracusano”.
“Nonostante tutto – ha precisato – ancora oggi le aziende resistono e investono per migliorare le performance, soprattutto in campo ambientale”.
Per il numero uno degli industriali siracusani, grazie a un lavoro di concertazione, “il dialogo con la Regione è ripartito. Oggi il Green New Deal ci pone davanti a una grossa opportunità di nuovi investimenti. La sfida in cui oggi noi tutti ci dobbiamo sentire impegnati e Confindustria lo sta facendo da tempo, è mantenere e sostenere le imprese sane e virtuose che ancora credono in un loro futuro locale in questa regione affinché vengano ‘accompagnate’ nel difficile e oneroso cammino della transizione energetica, ambientale, digitale ma nello stesso tempo occorre ridare attrattività e credibilità al nostro territorio per agevolare la diversificazione della nostra industria manufatturiera che tenga conto delle nuove richieste del mercato e ciò potrà essere fatto solo attirando nuovi investitori”.
Le due tavole rotonde che si sono svolte hanno visto la partecipazione di alcuni rappresentanti del mondo industriale tra cui Rosario Pistorio, managing director Sonatrach Raffineria Italiana Srl, Gian Piero Reale, operations manager Air Liquide Italia Spa, Renato Martire, group vice president StMicroelectronics, Sergio Corso, vice president Operation Italy and Slovakia Sasol Limited. La seconda tavola rotonda ha visto dialogare i due commissari straordinari delle Zes siciliane, Alessandro Di graziano (Sicilia orientale) e Carlo Amenta (Sicilia occidentale) e il dirigente presso il Gabinetto del Ministero dello Sviluppo Economico e membro della Commissione per la riforma degli enti e degli incentivi per l’internazionalizzazione, Federico Eichberg. A moderare entrambe le sessioni è stato il nostro direttore, Carlo Alberto Tregua.