Musica

“A Busoni Experience”, uno spaccato a tutto campo del musicista al Conservatorio Bellini di Catania

In occasione del centenario della morte del compositore Ferruccio Busoni, Peter Paul Kainrath, direttore artistico del Concorso pianistico internazionale a lui intitolato, ne ha proposto uno spaccato a tutto campo il Conservatorio Vincenzo Bellini di Catania, nel corso di “A Busoni Experience”, due giorni di convegno internazionale e recital pianistici nell’Auditorium dell’Istituzione etnea, l’unica in Italia a poter vantare un palmarès di ben quattro premiati al più importante concorso pianistico italiano, tra i più prestigiosi del panorama europeo.

Una manifestazione di altissima caratura, coordinata dai docenti Roberto Carnevale e Giuseppe Montemagno, realizzata grazie al supporto della Regione Siciliana, frutto di sinergie che hanno visto partner istituzioni del calibro del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Catania, del Centro studi musicali “F. Busoni” di Empoli, oltre alla Fondazione “V. Bellini” voluta da Grazia Marletta, costituita allo scopo di sostenere la didattica del pianoforte nel Conservatorio etneo.

“A Busoni Experience”, il centenario al conservatorio Bellini

Un evento fortemente voluto dal Direttore dell’Istituzione musicale stessa, Epifanio Comis, che con il presidente, Carmelo Galati, ha fatto dell’internazionalizzazione delle attività e della promozione della ricerca due tra gli assi portanti della politica culturale del Conservatorio, che proprio un giorno prima, nella sontuosa cornice del Teatro Massimo Bellini, aveva raccolto l’ennesimo trionfo dell’Orchestra Sinfonica, con la partecipazione di due solisti di fama internazionale, il violinista Marc Bouchkov e il violista David Aaron Carpenter, sotto l’acclamata bacchetta di Comis stesso.

Corale è stata la partecipazione di una ventina di studiosi, provenienti da tutto il mondo, che per due giorni hanno focalizzato la loro attenzione sul metodo compositivo di Ferruccio Busoni, con particolare riferimento alle trascrizioni e alle opere di altri musicisti dal periodo barocco al repertorio contemporaneo; come sulla controversa stagione del teatro musicale, che accanto alla riscoperta, giovanile “Sigune”, ha preso in considerazione le due opere in un atto, “Arlecchino” e “Turandot”, come l’incompiuto “Doktor Faust”, di cui è stata scandagliata la genesi, l’estetica, la ricezione in Italia.

Complessivamente, è stato interessante mettere a fuoco vari aspetti legati al musicista fiorentino: dalla ricostruzione degli studi busoniani, condotti dal secondo dopoguerra da Antony Beaumont e culminati nella prima esecuzione di “Doktor Faust” (Bologna, 1985) nella versione ultimata sulla base degli schizzi; al sodalizio con Gustav Mahler, che Erinn E. Knyt – dell’Università del Massachusetts – ha ripercorso tra Vienna a New York; fino alla stimolante comunicazione di Kainrath, che si è interrogato sul modo di proporre una figura – e soprattutto l’opera – così controversa, alla ricerca dei nuovi, giovani talenti pianistici del nostro secolo. Ma poi è stata musica, grande musica.

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